L’annata viticola 2023 è stata caratterizzata da fenomeni meteorologici estremi è sarà ricordata purtroppo come l’anno della peronospora. La Peronospora della vite (Plasmopara viticola) è un fungo originario dell’America e diffusosi in Europa dal 1878 per l’importazione di portainnesti resistenti alla fillossera. Insieme all’oidio rappresenta l’avversità più importante per i nostri vigneti.

L’azione della Peronospora

Il fungo sverna nelle foglie colpite e cadute a terra, sotto forma di oospore, resistenti anche alle basse temperature. A primavera dopo una pioggia di almeno 10 mm, temperatura non inferiore a 10°C, con germogli della lunghezza media di 10cm le oospore germinano. Queste producono dei piccoli elementi detti macroconidi che, trasportati dal vento, si depositano sulla giovane vegetazione (infezione primaria), invadono il tessuto. Dopo un certo periodo detto periodo di incubazione, la malattia si manifesta con una muffetta biancastra sulle parti infette. Da questa muffetta si staccano i microconidi che rappresentano i germi per ulteriori infezioni (infezioni secondarie) che si verificano ogni volta che pioggia o rugiada bagnano le parti verdi. L’infezione può interessare tutte le parti verdi della pianta (foglie, tralci, e grappoli) le parti colpite tendono a seccarsi.

Difendere i raccolti

Per una corretta difesa dagli attacchi peronosporici è necessaria la conoscenza del periodo di incubazione in modo da poter intervenire tempestivamente. Questo presuppone una precisa conoscenza di parametri meteorologici quali temperatura, piovosità e umidità dell’aria. Conoscenze che vanno unite all’esperienza dell’agricoltore che conosce il proprio vigneto. E fino a quest’anno se la sono cavata sempre bene limitando i danni con un numero esiguo di trattamenti.

Le piogge cadute quest’anno nei mesi primaverili estivi hanno impedito in maniera significativa la possibilità di effettuare interventi contro la peronospora nei momenti decisivi. Dai primi di aprile ai primi di luglio ha piovuto tutte le settimane ed in tre mesi sono caduti 501 mm di piogge a Castignano. 506 mm a Montalto Marche, 480 mm a Ripatransone e 417 mmm a Offida che corrispondono a più della metà della media delle precipitazioni annuali. Queste piogge hanno tenuto continuamente bagnata la vegetazione favorendo le infezioni secondarie ed hanno tenuto i terreni bagnati non consentendo l’ingresso per i trattamenti. Questo dimostra che i viticoltori non sono stati negligenti o superficiali nella conduzione della difesa fitosanitaria, ma impossibilitati ad intervenire. Qualcuno si è avventurato anche in condizioni di estremo pericolo pur di salvaguardare la produzione riportando anche danni personali o alle attrezzature.

Un danno per tutti

Altra considerazione è che le aziende viticole hanno avuto perdite di produzione a prescindere dal metodo di conduzione. Ovvio che mediamente le aziende bio hanno meno armi in quanto rispettando il regolamento del biologico ma il danno è stato presente in tutte le aziende a prescindere dal metodo di conduzione.Ci sono differenze a seconda delle zone e delle varietà: il pecorino ha resistito meglio rispetto ad altre. Oggi il danno molto diffuso nella Regione è quantificabile tra il 45 ed il 50 % di perdita di produzione con punte che arrivano al 90-100%. Naturalmente quando parliamo di danno parliamo di perdita di produzione e non di perdita di qualità del prodotto

La situazione per queste aziende è drammatica. Alcune aziende non raccoglieranno nulla. Altre che hanno un danno piuttosto elevato stanno decidendo di non raccogliere l’uva rimasta. Questo al fine di non aggravare ulteriormente i costi finora sostenuti con i le spese della vendemmia.

a cura della Vinea