Sul numero speciale de La Vita Picena realizzato dagli uffici di comunicazione sociale delle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto del Tronto Ripatransone Montalto, sono uscite le interviste a diversi sindaci del territorio. Tra questi anche il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti.
Riproponiamo qui l’articolo di Veruska Cestarelli.

Com’è andata la campagna elettorale e quali le priorità da affrontare nei prossimi anni?

Abbiamo ottenuto un grande risultato grazie all’impegno profuso in questi anni. Ho lavorato al meglio per far crescere Ascoli e per tenere unità tutta la comunità stando vicino a ciascun cittadino, soprattutto i più fragili anche nei momenti bui del Covid. L’ampio consenso ottenuto mi riempie di gioia, ma reca con sé anche un forte senso di responsabilità, perché abbiamo dei progetti da portare avanti e dovremo dare risposte ancora più concrete ai cittadini. Come ho ripetuto sarò il Sindaco di tutti, anche di coloro che non mi hanno votato o che non sono proprio andati a votare perché sentono l’azione politica lontana dalla propria vita. Lavorerò anche per ridare entusiasmo a queste persone e farle tornare a partecipare attivamente.

Come vede il tessuto sociale ed economico e quali sono le problematiche più urgenti ancora da risolvere?

Ad Ascoli c’è una grande rete di protezione fatta dalle parrocchie, dal PAS e dalle tante realtà associative che insieme al Comune lavorano per creare belle sinergie. Solo andando nella stessa direzione e pensando ad una azione di rete, si possono combattere fenomeni e situazioni di disagio economico e sociale. E’ importante operare un monitoraggio costante sul territorio, capire i bisogni e le urgenze per mettere in piedi azioni concrete. Non dobbiamo pensare solo a soddisfare le esigenze primarie di una persona (mangiare e vestire), ma lavorare per restituire dignità ad ogni individuo in difficoltà, che solo in questo modo si può sentire parte integrante di una collettività che sappia essere davvero accogliente. La costruzione di una comunità che sia davvero partecipata passa attraverso una presa in carico dei bisogni, che punti alla rimozione degli ostacoli, per permettere ai cittadini, tutti, di avere una esistenza dignitosa che includa anche l’accesso alle cure mediche e al lavoro.

Quanto è importante la collaborazione tra le istituzioni, la diocesi e le parrocchie?

È fondamentale perché le parrocchie sono sul campo, conoscono bene il tessuto sociale e le persone che lo compongono. I sacerdoti sono le prime sentinelle e svolgono un ruolo sociale importante di monitoraggio, così come gli educatori che sono tutti i giorni a contatto con i giovani e possono intercettare situazioni di disagio e dipendenza. Costruendo una grande rete di relazione tra corpi intermedi si possono riconoscere subito le criticità, e trovare soluzioni prima che le varie forme di disagio si amplifichino.

Un commento e un augurio sull’unificazione tra le Diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto.

Fin dal giorno del suo insediamento il Vescovo si è messo in ascolto di tutta la comunità. Un atteggiamento attivo volto a dare la massima attenzione a ciascuna persona soprattutto i giovani e gli ultimi. Ha fatto un lavoro straordinario e sono certo che la stessa cosa accadrà per San Benedetto. Noi dobbiamo essere pronti a supportarlo in questa fase di passaggio, perché la nostra Diocesi è una grande famiglia che si allarga ancora per condividere ancora di più e progettare insieme. Io ho sempre creduto molto nell’unione tra territori e sono certo che questa nuova Arcidiocesi farà bene a tutti noi. Dovremo essere capaci di mettere da parte i personalismi in favore della nascita di una comunità più ampia che possa abbracciare tutti.

di Veruska Cestarelli