ASCOLTO ATTIVO

“LA GENTE NON ASCOLTA, ASPETTA SOLO IL SUO TURNO PER PARLARE”

di Cristina Fratini

Il percorso sinodale che ha coinvolto la nostra diocesi nell’ultimo anno ha rimesso al centro della riflessione comunitaria il concetto di ascolto. Ascoltare se stessi e ascoltare gli altri. Ma sappiamo davvero farlo?

Sappiamo ascoltare?

Ascoltare è più importante del cercare le parole giuste per esprimere ciò che si pensa e si sente. Occorre prestare attenzione e comprensione all’altro. Sicuramente nella mente di chi sta leggendo queste frasi sta passando il pensiero: “Ma io certo che lo faccio”. Riflettiamoci un pochino, siamo proprio sicuri di farlo?

Molte volte l’altro ci dice che non lo stiamo ascoltando bene e altrettante volte siamo noi stessi che non ci sentiamo ascoltati o compresi nonostante il nostro interlocutore sia accanto a noi.

Ascoltare è diverso dal sentire perchè implica un coinvolgimento totale della nostra persona: occhi, orecchie e cuore. È necessario fare il vuoto dentro di noi per accogliere l’altro.

Una ricerca condotta dall’Università di Harvard ha dimostrato che parlare di se stessi attiva le aree cerebrali associate alla gratificazione e al piacere. Parlare di sé, quindi, è fisiologicamente gratificante, anche se non c’è nessuno che ascolta. In un rapporto di coppia, però, è distruttivo. E si sa, due esseri in relazione tra di loro dovrebbero costruire e non distruggere.

Riscoprire l’ascolto attivo

È importante perciò riscoprire l’ascolto, quell’ascolto attivo che mantiene viva la relazione. Non è sufficiente quindi sentire le parole dell’altro, ma occorre imparare a saper coglierne i sentimenti, i pensieri e le opinioni nascosti dietro di esse. Dovremmo riuscire a metterci nei panni dell’altro, senza pensare già a cosa dire o a se stessi.

Ecco allora l’ascolto attivo, dove, chi riceve il messaggio, tenta di capire i sentimenti di chi invia il messaggio e successivamente risponde con parole proprie, esprimendo ciò che ha compreso e attendendo conferma da parte del mittente. Il ricevente perciò non risponde con un messaggio proprio, una valutazione, un’opinione, un consiglio, ma invia esclusivamente la propria decodifica del messaggio ricevuto senza aggiungere né togliere niente.

L’ascolto attivo non è una tecnica da tirar fuori nei casi di emergenza, è un metodo che per essere messo in pratica richiede una serie di atteggiamenti indispensabili.

Tre passaggi

Per allenarci all’ascolto attivo, potremmo iniziare a mettere in pratica questi tre semplici passaggi:

  • COGLIERE: Mentre l’altro sta parlando, non interromperlo per raccontare una cosa che ti è venuta in mente;
  • ACCOGLIERE: prova a fare il vuoto dentro di te e a metterti nei panni dell’altro per coglierne il vissuto, l’emozione, i pensieri e il sentire;
  • RESTITUIRE: piuttosto che esprimere opinioni, ricapitola quello che ti ha detto in modo da far capire che hai davvero ascoltato.

La ragione per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno (Zenone di Cizio).

Buon ascolto attivo!