La scrittrice di culto Amélie Nothomb ha definito l’opera di debutto di Maud Ventura, “una delizia, irresistibile”. Ma è vero amore o ossessione quello che governa la protagonista di questo inatteso, sorprendente, delizioso “delitto e castigo”ipermoderno che va in scena all’interno di una casa apparentemente come tante altre?

Si può fare del tormento d’amore il pensiero cardine delle proprie giornate, ingigantire i dettagli, amplificare le sfumature di un conversazione, catalogare con implacabile precisione gli atti mancati, i gesti trattenuti, le parole non dette o pronunciate senza pensare alle ferite che possono provocare?

E’ vero amore questo centro di gravità permanente attorno a cui ruotano, come spettrali satelliti, il lavoro, i figli, gli amici, le proprie passioni e gli interessi passati in secondo piano?

L’autrice Maud Ventura, brillante ventinovenne che, per un grande gruppo radiofonico parigino, si occupa di podcast in cui esplora la complessità del sentimento d’amore, ha raccontato di aver scritto questo libro “stufa dei libri e dei film che parlano solo di amori a prima vista senza poi far vedere cosa accade nel tempo: “gli amori duraturi dovrebbero basarsi su comunicazione, rispetto e tenerezza”.

Non è esattamente però quel che accade tra i protagonisti del suo romanzo: lei fa della sua devozione un manifesto (“mio marito non ha più un nome, è mio marito, mi appartiene”), lui la tiene a distanza razionando con attenzione amore e cibo. Per la donna che abita il romanzo l’amore è l’ossessione cardine della sua vita. Anzi, sarebbe più giusto dire che il punto focale di ogni pensiero è il marito visto che lei non smette per un solo istante di analizzare il loro rapporto matrimoniale. Al tempo stesso, però, la protagonista non può impedirsi di sottolineare quello che non funziona.

Lui professionista di successo, bello e carismatico; lei, affascinante ma insicura insegnante di inglese in un liceo parigino, intenta a compilare in segreto dettagliatissimi quaderni con le mancanze di lui e le punizioni che gli darà, in un perfetto sfoggio di sottile sadismo – poco importa che dette punizioni passino inosservate, quel che conta è che lei le possa concepire.

Il principio della giustizia riparativa a cui lei si ispira mira a un’equità nelle relazioni ma, stabiliti i delitti più frequenti e le pene, cosa ne sarà di questa coppia? A raccontarci di ‘loro’ è proprio la bellissima e insoddisfatta quarantenne lungo l’arco di una settimana precisa, che segue una cavillosa e umorale suddivisone cromatica creata dalla sua personalità meticolosa che divide la settimana in giorni, a ciascuno dei quali è attribuito un colore.“Mio marito” è un romanzo chirurgico che gira intorno a queste domande: Cos’è la dipendenza affettiva? E, scrivere una lista degli sbagli amorosi come un romanzo: è una terapia?

Sicuramente la dipendenza affettiva non è amore.

Il libro offre una dinamica a doppio senso: se ci si sente dipendente e insicuri, l’altra persona lo sa e spesso se ne avvantaggia, ci si chiede allora se esiste un antidoto. Se si ha accanto la persona giusta, non ci si sente insicuri. Il grande amore è semplice e sereno è fatto di fiducia e calma. Nei matrimoni lunghi l’amore cambia. Gli amori duraturi dovrebbero basarsi su comunicazione, rispetto. E tenerezza. Quando la propria storia d’amore rende il resto privo di significato è un campanello d’allarme. E’ sano avere tempi e spazi separati, ma comunicare è la chiave. Qui la moglie non sa come fare e si tiene tutto per sé: le ferite mai guarite, col tempo si infettano e l’epilogo è spiazzante.

Ventura con la sua prosa scorrevole, dal buon ritmo, inserisce perfettamente quel senso del possesso (non prealessandrino come canta il maestro) parigino, gestendolo nella frequente ripetizione intercalata di «mio marito» che diventa quasi una parola sola. Mio marito, dopo un po’ di pagine, diventa praticamente il nome dell’uomo amato, diventa un suono, diventa un modo di tenere il tempo, di battere il piede, di sbattere la testa contro il muro (o su un quaderno/diario) e il cuore chissà dove. La sua è una voce narrante che spiazza, per la consapevolezza e il distacco con cui mette a nudo il suo cuore e la sua mente, rivelandosi in un meticoloso monologo interiore circoscritto però a un unico punto di vista, il proprio. Una prospettiva al contempo risoluta e vacillante, sferzata da pennellate di profonda tenerezza e picchi di preoccupante delirio.

AUTORE: MAUD VENTURA

EDITORE: SEM

ANNO EDIZIONE: 2022

di Anna Maria Laurano