Tragica e grottesca è la pellicola Esterno Notte, ultima fatica di Marco Bellocchio, presentato al festival di Cannes 2022. Il film racconta la storia del rapimento di Aldo Moro (interpretato da Fabrizio Gifuni), da parte delle Brigate Rosse, e dei successivi giorni fino al ritrovamento del corpo del Presidente della Democrazia Cristiana.

Il punto di vista sulla Storia del rapimento di Aldo Moro.

Gli stessi eventi erano già stati raccontati dal Bellocchio nella pellicola del 2003; Buongiorno, Notte. Questa volta vediamo un racconto diverso. Se nella precedente pellicola il punto di vista è legato ai pensieri della Brigatista Chiara, in questa nuovo film vediamo una storia raccontata in modo quasi documentaristico, tanto è fedele agli avvenimenti, anche marginali, successi in quei giorni. Gli avvenimenti di cronaca solo filtrati attraverso i pensieri e la malattia di Papa Paolo VI (Toni Servillo), sospesi tra gli interessi politici di Cossiga (Fausto Russo Alesi) e Andreotti (Fabrizio Contri) e intervallati dall’azione investigativa dell’ispettore Domenico Spinella (Pier Giorgio Bellocchio).

Anche il genere della pellicola sembra spostarsi continuamente: tra il film giallo, al film politico passando per una narrazione grottesca che spezza la drammaticità degli eventi. La seguente divisone rappresenta molto bene la confusine di quei giorni. Diversi i tentativi per ritrovare Aldo Moro, tra false piste e indovini, in un rebus senza soluzione. Possiamo definirla come la più corretta rappresentazione della confusione della società Italiana perfettamente amalgamata tra il sacro e profano.

I Personaggi della storia.

Bellocchio racconta gli avvenimenti del rapimento Moro attraverso gli occhi dei politici incaricati di salvarlo. Il regista mette in scena i turbamenti di una classe politica scissa tra il senso del dovere e le loro debolezze. Il grande merito di Bellocchio è di mostrare al meglio la complessità che si cela dietro ai terribili fatti del 16 Marzo 1978. Vengono narrati al meglio i numerosi interessi dietro la faccenda creando una cornice estremamente stratificata. Si susseguono una serie di personaggi grotteschi, delle macchiette che parlano esprimendo le opinioni più strampalate. Un presagio futuro? L’indizio di quel che sarà la nuova età dell’informazione dove tutti possono dire tutto?

Una suddivisone scomoda

La pellicola verrà distribuita al Cinema divisa in due parti. L’opera ha una durata complessiva di 5 ore che sono divise in due film da 2 ore e mezza ciascuno. Il film verrà trasmesso in Tv diviso in 6 puntate tanti quanti sono i capitoli che delimitano la pellicola. Non è tanto il problema della durata (per raccontare un tema complesso ci vogliono i giusti tempi) ma bensì come il film è diviso. La suddivisione in capitoli non favorisce l’immersione all’opera. Spezzare in capitoli significa rompere la continuità e il pathos della storia attraverso continui Sali-scendi climatici. Il difetto peggiore del film è indubbiamente questo: nascere come serie tv piuttosto che come film. La durata, i tempi dilatati ci portano all’interno di una fiction piuttosto che in un film da vedere tutto d’un fiato.

Tolto questo siamo di fronte ad una grande produzione. Bellocchio dà il meglio di se lavorando ad una regia complessa che si rifà alle immagini e allo stile visive tipico degli anni ’70. Uno dei film migliori della stagione, consigliato agli amanti del cinema politico.

Voto: 6.5/10

P.s. Non perdete la recensione alla seconda parte del film sul prossimo numero de “La vita Picena”

di Quinto De Angelis