Tratto dal libro omonimo di Paolo Cognetti, Le Otto Montagne vince con merito il premio della Giuria durante il festival di Cannes 2022. La bravura dei due registi, Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, è quello di rendere ancora più complesso l’immaginario del libro originale, creando nuove immagini capaci di aumentare la nostra empatia verso le vicende dei due protagonisti e delle tematiche che circondano la loro amicizia.

Le Otto Montagne narra dell’amicizia tra Pietro (Luca Marinelli) e Bruno (Alessandro Borghi), dall’infanzia fino all’età adulta, e di come questa sia sia modificata nel tempo a causa dei comportamenti dei loro genitori. Ad unirli sono le cime delle alpi Valdostane dove ogni estate, da più di 20 di queste, sviluppano ed intensificano il loro legame.

Le Otto Montagne: una storia sulla natura

Il film è un elogio alla natura narrato attraverso il modo in cui Pietro e Bruno decidono di amarla. Per loro due essa non è un luogo di convenienza da cui fuggono per scappare dallo stress cittadino ma è molto di più: è un modo d’essere. Non è un alternativa alla vità moderna ma è una realtà da preservare e da rispettare. Bruno nato e cresciuto in quelle terre decide di dedicare tutta la sua vita ad essa perchè sente che quello è il suo habitat e qualsiasi altra città del mondo non lo rispetterebbe come essere umano. Per Pietro le montagne sono il luogo in cui cercare se stesso. Nella città non sta bene, si sente oppresso da regole che non gli appartengono e che non vede sue. Il film è un piccolo squarcio di tempo e di spazio tra gli antichi valori durante l’imminente rivoluzione tecnologica.

I due protagonisti sono separati nel modo in cui ricercano se stessi: Bruno si ricerca nella vita da eremita e nella contemplazione per quello che lo circonda mentre Pietro nel viaggio alla scoperta di “altre montagne” da fare sue. Ciò porta inesorabilmente Pietro ad avere una visione più ampia della comunità degli uomini, mentre Bruno preferisce guardare tutti dall’altro approfondendo l’effetto della solitudine sull’uomo. Le Otto montagne perciò è prima di tutto un film che investiga la vità di due uomini, e della loro complessità, e nel modo in cui si approcciano al mondo esterno.

Tra padri e figli

La pellicola è anche una riflessione tra padri e figli. La narrazione di due ragazzi che dividono l’umanità in due: tra chi un padre ce l’ha ma si sente il dovere di dovergli andare contro perchè stufo dei suoi ideali e tra chi non ce l’ha, ma vorrebbe averlo. Alla fine le loro vite dipendono dagli insegnamenti di coloro che li hanno preceduti. Crescere, per i due protagonisti, significa prendere consapevolezza di come le decisioni dei loro genitori li abbiano condizionati nel tempo, come figli, mariti ma sopratutto come uomini.

Considerazioni sparse

Come percepito dalle mie precedenti parole la pellicola è sconsigliata agli amanti dell’avventura, allo stesso tempo è un gioiello da non perdere per gli amanti del cinema d’autore che vogliono immergersi in dramma familiare capace di affrontare le relazioni interpersonali attraverso la metafora della natura. Una montagna che diviene un genitore aggiuntivo per i protagonisti ma anche per noi a cui dobbiamo la vita e i preziosi insegnamenti che essa ci può dare con il suo silenzio e con la sua maestosità.

Voto: 7.5/10

di Quinto De Angelis