E’ un grande regalo quello che abbiamo ricevuto quando il Vescovo Gianpiero Palmieri, per il natale 2023, è venuto a trovarci negli studi di Radio Ascoli. Abbiamo parlato con lui di tanti argomenti. Povertà, emarginazione e guerra ma anche di speranza e coraggio e dell’importanza di camminare tutti insieme verso Gesù. 

Questo Santo Natale 2023 arriva in un momento complesso sotto diversi aspetti: due guerre terribili e la povertà in aumento anche nel nostro territorio. I dati Caritas del 2022 ci dicono infatti, che un ascolano su dieci è sotto la soglia di povertà. Qual è l’atteggiamento giusto per preparare la nostra anima, tenendo conto di tutto ciò che sta accadendo? 

Prima di tutto bisogna essere lucidi. Non si può nascondere la realtà, bisogna tener conto che questa è la situazione che stiamo vivendo. Quando affrontiamo la vita in maniera lucida sentiamo spesso un deficit di speranza. Possiamo reagire lasciandoci sopraffare dallo sconforto, oppure comportarci in maniera ancora più lucida facendo emergere in noi una spinta di speranza e di coraggio che ci deve dare la forza di non arrenderci, di non accettare quello che abbiamo intorno. Nelle nostre mani abbiamo la possibilità di cambiare le cose e dobbiamo fare di tutto per fare in modo che questo accada. 

Una povertà che non è solo economica ma anche spirituale. Lei più volte ha ricordato l’importanza di una comunità in cammino. Camminare insieme può aiutare ad affrontare gli ostacoli in maniera diversa? 

Assolutamente si, chi cammina con noi è il Signore. Questo celebriamo il giorno di Natale: Dio che si fa uomo per camminare con noi. Se dentro di noi si cela il mistero della vita e della speranza abbiamo bisogno che il Signore cammini con noi per aiutare a scoprire questi doni interiori. Quando noi camminiamo da soli e mi vengono in mente le persone anziane abbandonate, i coniugi separati, i bambini trascurati, è molto difficile alimentare la speranza. 

Il Presepe contiene un’immagine di fragilità e forza e un messaggio universale di pace. Quest’anno compie 800 anni e nei giorni scorsi Lei ha invitato i fedeli a recarsi in chiesa per benedire i loro bambinelli e pregare affinché possiamo superare i recinti della nostra vita. 

Benedire il bambinello del Presepe significa riconoscere Gesù come fondamento della nostra speranza. Nella notte di Natale si leggerà un brano di Isaia. Il capitolo 9 racconta la storia del popolo d’Israele che, camminando nel buio, riceve da Dio un motivo di speranza: la giovane moglie del Re avrà un bambino. Nel frattempo la città di Gerusalemme è a rischio assedio ma Dio dona alla popolazione un bambino che verrà chiamato Emmanuele che significa: Dio è con noi. In questo bambino, nato 700 anni prima di Gesù, vediamo una profezia di Cristo. Lì dove nasce un bambino rinasce la speranza: succede a natale, succede in ogni casa quando nasce un nuovo figlio. Quando sentiamo, come è successo qui ad Ascoli, che una coppia tra i rifugiati politici che aiutiamo nei nostri centri di accoglienza ha avuto una bambina -l’aspettavano già quando erano nel barcone- ci dobbiamo rendere conto che abbiamo di fronte a noi un segno di grande speranza. Questa bambina è stata chiamata “Luce”. Non vedere che un bambino porta una nuova luce significa che troppo buio è entrato dentro di noi. Allora bisogna vedere come il Bambino di Betlemme ci aiuti a scoprire nei bambini che nascono un segno di speranza.

 

 

La Diocesi sta sensibilizzando molto sulle tematiche ambientali organizzando eventi che ospitano esperti del settore per capire meglio cosa sta succedendo al Pianeta. In questo periodo si sta diffondendo l’abitudine di fare un regalo ‘second hand’; un bene di seconda mano che sia in buono stato. Secondo Lei questo può favorire un impatto sull’ambiente che sia di maggior sostenibilità?

Sicuramente è un segno interessante di cura verso l’ambiente. Si tratta anche di un segno di come tante persone oggi non hanno i soldi necessari per fare regali. Sono piccoli gesti che ci dicono che sta crescendo la consapevolezza ecologica. Voglio sottolineare il termine ecologia come la definisce Papa Francesco: un’ecologia integrale del creato inseparabile dalla giustizia sociale. Un’ecologia non solo naturale ma anche del mondo interiore. Quando noi abbiamo cura degli altri e del nostro pianeta, allo stesso tempo, realizziamo una sostenibilità a più livelli. Se questo gesto, come altri, sottolinea la crescita di questa cura allora vuol dire che possiamo prepararci ad un mondo migliore. Vorrei aggiungere che è bello vedere i ragazzi più giovani sempre più sensibili sul tema ecologico. Credo che questo sia un segno dei tempi di cui dobbiamo essere consapevoli. 

In un mondo in cui siamo sommersi di fake news e di cattive informazioni siamo consapevoli di aver bisogno di un mondo dove la comunicazione sia più corretta e si impegni a portare buone notizie. Noi attraverso la ‘Radio’ e ‘La Vita Picena’ cerchiamo costantemente di costruire un polo di comunicazione che sia attivo e all’ascolto del territorio e della comunità. A questo proposito le chiediamo un messaggio per tutti gli operatori delle comunicazioni. 

C’è una bellissima responsabilità nel dare notizie buone, non solo quelle negative. Non si tratta, ovviamente, di costruire notizie positive a tavolino ma si tratta di vedere la realtà in tutte le sue sfaccettature perché questa è piena di esempi e gesti confortanti e incoraggianti. Sono tanti i segni positivi di una comunità, lo vedo quotidianamente ad Ascoli, che si impegna ad andare continuamente avanti nonostante le avversità e che si impegna, allo stesso tempo, ad aiutare chi è più in difficoltà. Se il nostro polo della comunicazione diffonde queste buone notizie non fa altro che aiutare gli altri a vedere il mondo così com’è. Il rischio di mostrare e di diffondere solo notizie negative porta molti a pensare che il mondo sia realmente solo fatto di cose brutte. Il vostro ruolo è quindi fondamentale e vi ringrazio per l’impegno che mettete nel lavoro quotidiano che svolgete. 

La fine dell’anno è vicina e viene spontaneo fare dei bilanci. A chi ha perso la speranza a causa del lavoro, problemi di salute o per un lutto che cosa possiamo dire? 

Prima di tutto accolga la vicinanza di Dio. Dio si è fatto uomo per starci vicino. I motivi per andare avanti, del non arrenderci sono dentro di noi. Quando ci avviciniamo a Dio e gli altri riusciamo a tirare fuori da noi il nostro meglio. Chi si lascia prendere dalla disperazione si isola, si rinchiude, non vuole ascoltare nessuno, perché non vuole continuare a sperare nuovamente. Talvolta facciamo alleanze strane con la tristezza. Sono alleanze in cui non permettiamo alla speranza di crescerci dentro per rassegnazione o per troppo orgoglio. Dobbiamo accogliere la vita del signore e lo spirito degli altri per far crescere dentro di noi quella speranza che possediamo fin dalla nascita. L’invito è quello di non rinchiudersi e di non pensare mai che sia tutto finito.

di Veruska Cestarelli 

L’intervista audio è disponibile alla sezione podcast del sito www.radioascoli.it