Marina Lazzati è milanese, nata in una famiglia aperta alla realtà sociale e all’accoglienza. Si sposa, si laurea in Pedagogia e nascono i suoi quattro figli. Poi, nel tempo diventa consulente e mediatrice familiare, attraversando diverse periferie umane e sociali della sua città e non solo. Ha scritto, recentemente, “Da mai più a per sempre”, un libro che parla del marito Marco, deceduto per un banale incidente in montagna. I 63 anni di vita di Marco erano stati intensi, ricchi di relazioni e attenti ai più poveri della terra.

Si era iscritto ad Architettura, ma non la terminò, infatti a metà percorso decise di iscriversi alla facoltà di Agraria, laureandosi a pieni voti. Lavorò come agronomo, ma poi riprese in mano l’attività di suo padre, un architetto. Diede inizio ad un’impresa edile in società con la moglie, ristrutturando centinaia di appartamenti a Milano e non solo. Marco non aveva mai abbandonato la sua parrocchia di Sant’Ambrogio con esperienze di comunità, di servizio e di avventura. Era diventato prima consigliere e poi presidente della Fondazione dottor Marcello Candia.

Negli anni sessanta, Marcello Candia, aveva lasciato l’Italia e si era fatto imprenditore della carità sul Rio delle Amazzoni. Come racconta la moglie, è proprio il Brasile di Candia che diventa il ponte tra le loro vite. Lì si recavano ogni anno e si fermavano per qualche mese, vivendo esperienze straordinarie, “sia dal punto di vista umano, sociale ed ecclesiale con il popolo brasiliano e i missionari, sia da quello pratico: seguendo l’équipe medica in ospedale e nella foresta”. Tra le tante passioni di Marco c’era pure la montagna. Con un gruppo di amici appassionati sciatori alpini, aveva fondato nel 2008 “La pelle in Engadina”. Proprio tra le sue montagne lascerà questo mondo che aveva amato immensamente.

Da mai più

Questo libro della moglie Marina, scritto nei lunghi mesi del lockdown, non è una nostalgica biografia consolatoria del marito, ma un viaggio che, come recita il titolo, porta “Da mai più a per sempre”. Un testo denso, introspettivo, un vero flusso di coscienza, che con coraggio si interroga innanzitutto sul “mai più”, che comincia al mattino e finisce alla sera per continuare la notte e ricominciare la mattina dopo. “Mai più svegliarsi insieme, alzarsi, fare colazione, salutarsi prima di uscire. Mai più ritrovarsi a pranzo, raccontarsi, animarsi, fare progetti. Mai più aspettarsi a fine giornata”.

Dunque la fine di una vita insieme e, da lì, la faticosa, (ma anche fruttuosa) accoglienza del dolore dentro di sé. Il dolore non svanisce, l’assenza non si colma. Ma “scrivere fa bene, aiuta, perché tutti i pensieri, le parole, i ricordi, i desideri non riescono a stare nella testa e nel cuore, vanno depositati” e si può ripartire.

A per sempre

“Il viaggio non finirà nel nulla, ma in un abbraccio”, assicura il servita padre Ermes Ronchi. Si arriva così al “per sempre” del titolo. Scrive Marina: “Il ‘per sempre’ ora diventa l’infinito e l’eterno. È diventato davvero ‘per sempre’. E così cammino e viaggio verso il ‘per sempre’ dove l’Amore sarà per sempre, dove potrò ritrovare tutto il meglio del ‘mai più’: i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi abbracci, in un’altra forma. Non ho la minima idea di quale potrà essere la nuova forma, ma ho la fiducia che sarà una nuova e bella forma. Il nostro viaggio della vita ritorna a essere nostro e non più solo mio e solo suo”. 

In conclusione, questo libro è intessuto di nostalgia e di riconoscenza che si tramutano in energia nuova, nella consapevolezza che il vuoto è impossibile da colmare, ma il dono ricevuto è stato veramente grande e c’è ancora bisogno di tempo per capire e per accogliere il messaggio di una persona, come Marco, che si “occupava tanto degli altri, vicini e lontani che fossero: figli, nipoti, fratelli, genitori, amici. Persone che avevano bisogno di aiuto in diversi posti del mondo”.

di Luciano Luciani 

Marina LAZZATI, Da mai più a per sempre. Appunti di viaggio, Milano, Terre di mezzo editore, 2021, pp. 77.