La chiesa, lesionata dal terremoto del 2016, sarà ora restaurata ai sensi dell’ord. Comm. 105/2020, l’inizio dei lavori si prevede per l’autunno.

All’origine di questa chiesa vi è l’Icona della Madonna attualmente venerata all’interno. Tra il XIV e il XV secolo l’icona fu inglobata all’interno di una piccola chiesa denominata Santa Maria Cicarella. La struttura venne edificata dalla cittadinanza e affidata in custodia alla confraternita di Santo Spirito, esistente, pare già nel 1366. In una visita pastorale del 1580 la chiesa è chiamata Santa Maria Nuova, il che fa presupporre rimaneggiamenti ampliamenti già poco dopo l’erezione. Ai primi del secolo XVII l’antica Icona fu staccata dal muro della primitiva chiesa da Lazzaro Giosafatti e trasportata nell’edificio attuale. Da quel momento iniziarono a costruire la chiesa che venne terminata nel settembre del 1785.

La struttura della chiesa

Il tempio è eretto su un ampio zoccolo basamentale, presenta una facciata rettangolare. Possiede un portale con timpano spezzato contenente uno stemma, sormontato da un finestrone rettangolare; all’ingresso si arriva da una scalinata a tre rampe ottocentesca. Sul lato sinistro è presente un ingresso laterale raggiungibile da una scalinata a due rampe e costituito da un semplice portale rettangolare. Nella parete alta due contrafforti per lato si appoggiano sulla navata. La parte terminale illuminata da tre finestre centinate e sormontata da un tiburio ottagonale con una finestra ovale per lato e termina con un lanternino. Poco distante, in cima, sul lato destro figura il campanile a vela con due campane.

Internamente presenta un impianto ad aula unica in stile barocco con cappelle laterali, coperta da volte a botte lunettate. Al centro del transetto si eleva la cupola emisferica su pennacchi, il tutto affrescato e decorato nel 1924 da Don Luigi Sciochetti. Appena entrati, una porta a sinistra immette nella sacrestia. La corrispondente a destra in una scala che sale alla cantoria, ove è presente un organo ottocentesco di Vincenzo Paci, forse proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea.

I tesori nascosti

La prima cappella a sinistra è dedicata al SS. Crocifisso, opera lignea di arte veneta della seconda metà del XVI sec., immagine che riscuote grande devozione e ha dato il nome al tempio, esso è contenuto in un altare di marmo scuro dei fratelli Giosafatti. Entrati nel transetto, sulla parete sinistra entro un altare barocco in legno vi è la pala “San Nicola da Tolentino e Anime Purganti” di Tommaso Nardini. L’altare maggiore racchiude in una Gloria di Angeli, l’affresco dell’icona della Madonna con Bambino, attribuibile alla scuola di Pietro Alemanno (sec. XV); sul lato destro del transetto un altare consimile a quello di fronte con la pala “Traslazione della Santa Casa e San Nicola di Bari” di Pietro Gaia. Nella cappella di sinistra altare con la pala “Spirito Santo e Santa Felicissima” di Tommaso Nardini.

In questa chiesa sono sepolti gli artisti Biagio Miniera, Gian Francesco Lazzarini, Agostino Capelli e vari membri della famiglia Giosafatti, ossia: Giuseppe, Lazzaro, Pietro, Lorenzo e Gisofatte. 

 

di Simona Massari