Sintetizziamo. Dove partiamo per spiegare i turbamenti di una giovane ragazza? Osservando i comportamenti delle persone che dovrebbero educarla. The Quiet Girl è un film che parla di una bambina, e del suo rapporto con due figure maschili ben diverse. Da una parte il padre che la trascura e dall’altra un vecchio zio di lunga data che scopre, grazie a lei, la sua sensibilità celata. Il regista, Colm Bairéad, realizza un dramma famigliare in cui il tema della genitorialità viene trattato a tutto tondo. Cosa vuol dire essere genitori? Basta avere un figlio per essere definiti tali?

Cáit (Catherine Clinch) è una bambina di 9 anni che vive con i genitori nelle campagne irlandesi. Cáit è una bambina continuamente trascurata dai suoi suoi genitori. La madre (Kate Nic Chonaonaigh), incinta del suo sesto figlio, è impegnata a tenere in piedi una famiglia allo sbando a causa dei comportamenti del marito (Michael Patric). Egli è un uomo violento, ludopatico, alcolizzato e adultero. In questo ambiente Cáit cresce insicura di se stessa, taciturna e schiva. I genitori della ragazza decidono, nei mesi che precedono la nascita del nuovo nascituro, di mandare Cáit a casa di alcuni parenti della madre. Questo con l’obbiettivo di diminuire lo stress preparto a cui è soggetta la madre della ragazza. Cáit verrà ospitata da Sean (Andrew Bennett) e Eibhlin (Carrie Crowley) Kinsella. Tra la giovane e i due anziani coniugi nascerà in poco tempo un forte sentimento di affetto.

The Quiet Girl: un film di contrapposizioni

Il regista articola la storia attraverso numerose contrapposizioni. La più evidente è quella tra il padre della protagonista e Sean. Il primo è un padre assente che disprezza la sua condizione di povero allevatore e scarica la sua frustrazione su tutte le persone che gli sono intorno. Cáit compresa. Sean è un uomo capace di mettersi in discussione, capace di affrontare i propri limiti e, si riscopre, capace di amare dopo aver conosciuto la sensibilità di Cáit. In un mondo popolato da uomini che accentuano la loro virilità, interessanti sono le figure delle due donne protagoniste. Mary, la madre di Cáit è disillusa, ormai rassegnata ad una vita di sofferenza. I tentativi di dare amore alla figlia si infrangono sulla cattiveria del marito. Eibhlin è una dona forte che in un mondo di uomini cerca di imporsi. Non si ferma davanti alle sofferenze e crede che la gentilezza sia il valore più importante da insegnare.

Aggiungiamo, infine, come il regista è impietoso nel sottolineare le differenze tra questi personaggi. I genitori della nostra protagonista sono raramente inquadrati frontalmente. Spesso vengono deformati da inquadrature che non mettono in risalto il loro volto, come se non meritassero di esser visti dal pubblico. Ripresi di schiena o di spalle con una scarsa illuminazione: privi di colore e di bellezza. La famiglia Kinsella è ben illuminata. Potenti sono i primi piani della coppia che trasudano di umanità e di sensibilità. I colori, la luce che li illumina mettono in risalto non solo la loro caparbietà ma anche le difficoltà che hanno dovuto affrontare durante la loro vita

I dettagli come eco della sensibilità

 

Per concludere possiamo dire che The Quiet girl è da apprezzare anche solo per il modo in cui vengono messi in scena i pensieri della sua giovane protagonista. I tanti dettagli, gli sguardi della ragazzina, il suo modo di toccare gli oggetti, diventa il suo linguaggio personale per farsi capire. Un insieme di piccoli gesti che fanno rumore. Un dramma familiare che sa commuovere senza entrare nella retorica. Consigliato a chi vuole affrontare la complessità della genitorialità da un punto di vista differenze. Un film che sottolinea la difficoltà di accudire un bambino ponendo la consapevolezza che “Non serve essere obbligatoriamente un genitore per dare un tetto ad un bambino.

di Quinto De Angelis

Voto film: 7+/10