Il film “Un altro giro” di Vitenberg presto al cinema

di Francesco Baldoni

Il film “Un altro giro” del regista Thomas Vinterberg sarà presto al cinema.

La teoria dello psichiatra norvegese Finn Skarderud sostiene che l’essere umano nasce con una carenza di alcol corrispondente a 0,05% per ogni litro di sangue. Dunque se riuscissimo ad annullare questo deficit, bevendo ad esempio due o tre bicchieri di vino e mantenendo un costante ma lieve stato di ebbrezza, di colpo le nostre menti e indoli si eleverebbero.

Ecco il pretesto da cui parte il film “Un altro giro” del 2020. Il regista Thomas Vinterberg rende la bizzarra teoria una geniale componente di rilievo della propria opera oltre che un innesco per le azioni e (dis)avventure dei personaggi principali, altro fondamento di questa pellicola.

La sinossi del film “Un altro giro”

Interpretati splendidamente da attori veterani del cinema danese, tra tutti un Mads Mikkelsen in stato di grazia, sono quattro amici e professori di una scuola superiore, spenti e insoddisfatti… ognuno a modo suo. Matrimoni soffocanti, sciocche solitudini, assenza di autostima.

Questo inevitabilmente si riflette nella quotidianità da insegnanti che non avendo niente da perdere accettano subito la proposta di uno di loro, Nikolaj. Decidono così di verificare in modo empirico questa teoria, quasi per gioco o magari per esperimento, per raccoglierne i benefici dal lavoro fino a loro stessi.

Le situazioni comiche ed equivoche saranno molte, ma non rappresentano il fulcro del film. Proprio avvalendosi degli effetti negativi e talvolta massacranti della dipendenza etilica, questa pellicola riesce a lasciare un messaggio del tutto positivo confidando nella buona volontà dello spettatore.

“Druk” – titolo originale intraducibile, ma che all’autore rimanda a un’ubriachezza di qualità – è in fondo un film che ci invita a percorrere, elogiandole, le magnifiche strade che la vita ci propone, sottovalutate o ignorate alla stregua di noi stessi con le nostre capacità.

A Vinterberg sta a cuore far capire che qualsiasi via non può che partire ed essere intrapresa solo da noi stessi. L’inquietudine di non sapere dove trovare le risposte quando in realtà è tutto dentro di noi, concetto abbastanza ridondante al cinema, ci viene comunicata già nell’incipit con un delizioso omaggio proprio al filosofo dell’angoscia: S. Kierkegaard.