Massimo Massetti è il Presidente del Consiglio degli Anziani nell’anno in cui la Quintana festeggia 70 anni. In questa intervista ha raccontato le tappe di una vita vissuta all’insegna della Giostra.

Come sta vivendo questo momento?

“Con grande emozione e con un forte senso di responsabilità perché festeggiare il settantennale significa onorare la Quintana con tutti coloro che hanno reso grande la nostra rievocazione, a partire dai padri fondatori fino agli ultimi a me molto cari. Ci sarebbero tanti nomi che potrei fare, tra gli altri Giacinto Federici a cui sono legatissimo e Raniero Paci, ma in generale il pensiero è per tutti coloro che a partire dal 1955 hanno reso la Quintana un ‘gioiello’, quindi sento forte la responsabilità di poterla omaggiare nei migliori dei modi”.

Paggetto a soli 6 anni, poi sbandieratore e infine il ruolo di Presidente del CdA della Quintana. Come e quando è arrivata questa proposta?

“Ė andata che un giorno mi è arrivata una telefonata da Giacinto Federici che mi comunicava di raggiugerlo in ufficio. Mi disse che stava per concludere il suo percorso alla guida dell’Ente Quintana e che aveva pensato a me come persona adatta a portare avanti questo ruolo. Io all’inizio credevo fosse uno scherzo perché lui era molto goliardico. Da quel giorno non ne parlammo più, poi nel 2015 arrivò la chiamata dal Sindaco Castelli che mi fece la stessa proposta. Contrariamente a quanto si possa pensare all’inizio ho detto no. Avevo dubbi e perplessità in merito al ruolo che avrei dovuto ricoprire. Ero un sestierante di Porta Solestà e credevo di non essere in grado di vivere la Quintana diversamente, a tutto tondo. Ci ho pensato moltissimo ho avuto altri incontri con Castelli e Federici e alla fine ho compreso che seppur in modo diverso potevo comunque dare il mio contributo alla città e alla rievocazione. Vivo la Giostra con la stessa passione di allora, non nascondo che il cuore rimane sempre quello di appartenenza perché la Quintana è sempre appartenenza al territorio. Però riesco ad essere equilibrato per riuscire a mettere tutti i sestieri allo stesso livello e questa è la differenza tra Quintanaro e Sestierante. Ovviamente quando si gareggia è giusto che ognuno metta il cuore nei suoi colori, ma tutto l’anno si deve lavorare per far crescere la Quintana. Io ho lavorato sempre verso questa direzione”.

Il ricordo più bello e quello più triste legato alla Quintana?

“Tra i ricordi più tristi sicuramente il terremoto. Facemmo un evento per i castelli per far sentire tutta la nostra vicinanza, perché abbiamo vissuto una tragedia immane quindi quella non riesco a dimenticarla. Poi il periodo della pandemia che ci ha fatto capire che non dobbiamo dare nulla per scontato. Spesso diciamo che la nostra vita è noiosa, che facciamo sempre le stesse cose ma quel periodo ci ha fatto comprendere quanto sia bella e quanto sia bello viverla con tutto quello che appartiene al nostro mondo. La Quintana ovviamente è una parte importante della città di Ascoli e non poterla fare in quell’anno è stato molto triste. Ma poi ci siamo ripresi e con coraggio abbiamo affrontato l’edizione del 2021, siamo stati l’unica realtà ad aver fatto il corteo e da lì sono nate anche delle opportunità, abbiamo ragionato anche sul numero dei figuranti per rendere il corteo ancora più snello, più bello e con i vestiti ancora più preziosi. Quindi anche da una esperienza negativa abbiamo saputo trarre del positivo. Parlando di bei momenti invece, sicuramente il ricordo più bello è legato alla vittoria del Palio quando mio padre era capo sestiere. Vincemmo dopo 18 anni con Paolo Margasini e per me quella rimane l’emozione in assoluto più grande che ho vissuto da sestierante, e che auguro di vivere a qualche sestiere che sta aspettando davvero da tanto”.

La Quintana in questi anni è cambiata molto. Il Campo Giochi ha subito una profonda trasformazione per garantire maggiore sicurezza. Sono entrati in vigore nuovi regolamenti per tutelare i cavalli, ma è cambiata anche la preparazione dei cavalieri che oggi sono diventati atleti professionisti. E poi ci sono i sestieri che sono passati al Terzo Settore e che sono a tutti gli effetti diventate associazioni di promozione sociale. La Giostra viene raccontata in diretta su YouTube e promossa attraverso i social. A distanza di settant’anni la Quintana si è trasformata però ha sempre conservato la propria essenza.

“La Quintana dimostra di essere capace di stare al passo con i tempi. Conserva lo spirito per cui è nata nel 1955 ma poi si è evoluta perché sono mutate tante cose. Mi capita spesso di leggere vecchi statuti, vecchi verbali per capire se siamo in linea con quelle che erano le indicazioni e devo dire che sono orgoglioso del lavoro che, tutti insieme, abbiamo fatto. Stiamo facendo tanta promozione per la Quintana e la città, facendo conoscere le nostre tradizioni e bellezze. Mi capita di leggere commenti che dicono che questa non sia Quintana ma proprio in questi giorni leggendo un passaggio di un verbale del 1958, notavo che si parlava della Giostra proprio come la massima espressione per attirare il turismo ad Ascoli. Questo significa che a distanza di settant’anni siamo esattamente in linea con quelle che erano le idee dei padri fondatori, ma ovviamente ci stiamo adattando ai modelli, alle realtà e ai modi di comunicare del 2024”.

Qual è il momento di maggior tensione per lei durante la Quintana?

“In assoluto è la chiamata del primo cavaliere, da quando rivesto questo ruolo non riesco più a vedere la Quintana tranquillo e l’ansia è enorme. Riesco ad ammirare il corteo, la bellezza dei costumi, la fierezza dei nostri figuranti ma non riesco a godermi la gara finché non termina. Per fortuna poi c’è la registrazione e vedo con calma la differita. Vivo il mio ruolo con un grande senso di responsabilità e questo mi porta anche a una sorta di sofferenza che provo fino alla fine della rievocazione”.

Per il settantennale si è pensato ad un corso di formazione e perfezionamento per cavalieri di eventi storici, guidato da docenti esperti come Umberto Colavita, Paolo Margasini ed Emanuele Capriotti. Può essere il primo passo per la nascita di una scuola di cavalieri ascolana?

“L’idea è quella di rendere la Quintana sempre più sicura e per arrivare a questo dobbiamo preparare i cavalieri ad affrontare il percorso con sicurezza, con competenza e anche con consapevolezza perché spesso possiamo avere bravissimi cavalieri che però non hanno un grande feeling con la cavalcatura e quindi questo corso serve anche per far capire la forza del binomio. Purtroppo non tutti i cavalli sono idonei per un cavaliere e non tutti i cavalieri possono esprimere la massima performance con qualsiasi tipo di cavallo, quindi l’idea è proprio quella di costruire un percorso per far capire che serve acquisire competenza per creare una forte sintonia tra cavalli e cavalieri questo per far sì che la Quintana sia sempre più sicura. Abbiamo scelto tre nomi che sono dei mostri sacri per quello che riguarda l’ambiente delle rievocazioni storiche mi riferisco a Colavita che ha messo in sella campioni come Innocenzi e Gubbini. Poi ci sono Margasini e Capriotti che hanno vinto moltissimo e sono risorse che dobbiamo mettere a disposizione delle nuove generazioni”.

Al corso di perfezionamento figura anche la 17enne Sara Jane Pianelli, giovane promessa dell’equitazione. Stiamo andando verso un cavaliere donna?

“Lo scopriremo solo vivendo, quello lo racconteremo solo nei prossimi anni, comunque già è un bel segnale che ci sia anche una presenza femminile in questo corso”.

Dopo l’incidente nel corso del 2023 si è molto parlato della modifica al regolamento di Giostra che prevedesse di variare il punteggio assegnato alla velocità. Avete affrontato l’argomento con i Sestieri? E lei che pensa?

“Ne abbiamo parlato tanto, abbiamo aperto un audit su quello che è accaduto e discusso di quello che possiamo fare per garantire massima sicurezza a cavallo e cavaliere. Per esempio il torneo che abbiamo fatto a Gennaio portava nel regolamento proprio un limite massimo di velocità, proprio per cominciare a capire se può essere una strada percorribile. Posso aggiungere che mi piacerebbe vedere cavalieri più precisi al bersaglio, concentrati sui centri e sull’evitare di prendere siepi che vederli sfrecciare sull’otto per portare a casa il record di pista. Ci stiamo galvanizzando troppo sul tempo e questa cosa non è la Quintana, perché il record di pista significa che stiamo correndo un Palio che è molto diverso dalla Giostra”.

Nel 2024 ci sarà la terza Quintana?

“Lo escludo. Stiamo facendo davvero tanto, e proprio in questi giorni parlando con l’ufficio Quintana e anche con Ilaria abbiamo constatato che in questi mesi invernali siamo stati molto attivi come in estate. Stiamo facendo tante cose di qualità per destagionalizzare un po’ ed essere attrattivi. Faremo tante cose per celebrare i nostri 70 anni ma la terza Quintana faccio fatica a vederla in questo momento.”

Cosa vuole dire a tutti i quintanari?

“Voglio ringraziare tutti i volontari che vivono con passione ed entusiasmo la Quintana. Questo per noi sarà un anno intenso e speciale. Vi chiedo di dare ancora una volta il massimo perché ci sarà bisogno della collaborazione di tutto il mondo quintanaro”.

di Veruska Cestarelli