Oggi sono sette giorni che è iniziata la guerra in Ucraina. Sette giorni da quando il governo russo ha deciso di invadere una nazione libera e indipendente.

«Sono passati sette giorni ma è sembrato un giorno infinito» ci ha confidato Yana Dankanych, ventisettenne ucraina che vive nel Piceno con il marito. Yana è arrivata in Italia attratta dall’amore per questa nazione e per la sua lingua. Infatti, il suo italiano è perfetto e impreziosito dalla caratteristica inflessione del suo territorio d’origine.

«Ci abbiamo messo un po’ a capire che era tutto vero. Adesso, superata l’emozione dei primi giorni, di quando non riuscivamo a credere che fosse successo davvero, ci fa piacere partecipare alle iniziative, parlare per cercare di fare qualcosa anche a distanza, poter raccontare. La situazione è pesante, ci siamo resi conto che questa adesso è la nuova realtà, con la quale dovremo fare i conti d’ora in poi. Speriamo solo che finisca al più presto, con meno perdite possibili».

Yana, hai tutti i parenti in Ucraina, dove si trovano e qual è la situazione?

Io sono qui in Italia con mio marito e tutta la nostra famiglia in questo momento si trova in Ucraina. Grazie a Dio la nostra regione è una delle più tranquille, si chiama Transcarpazia. Lì la natura ci salva, è una zona di montagna e i rilievi credo ci difendano tantissimo, è situata in Ucraina occidentale. In questo momento abbiamo accolto la sorella di mio marito, mia cognata, con due bambini piccoli, perché tutta la famiglia ha deciso che almeno loro non debbano vivere tutto questo disastro. Invece, nella nostra città che si chiama Mukachevo attualmente i nostri parenti, e tutta la città in generale, sta accogliendo tantissime persone dal centro e da oriente che sono rimaste senza casa e chi si è ritrovato nell’epicentro delle azioni militari. Infatti, sono in tantissimi che partono proprio verso l’occidente, dove in tanti sono rimasti e hanno già organizzato i rifugi. Molti stanno anche accogliendo persone in casa loro. Anche la nostra famiglia ha accolto amici provenienti dal centro dell’Ucraina. In questo momento ciascuno cerca di essere più utile possibile, di aiutare in qualche modo. Credo che nei miei 28 anni, non ho mai visto il mio popolo così unito.

A livello pratico come stanno risentendo nell’occidente dell’Ucraina della guerra?

Diciamo che per ora stanno bene, nel senso che hanno ancora il gas e l’energia elettrica. Ovviamente arrivano meno alimentari, quindi si risente dell’insabilità generale del paese, anche se sono lontani dall’epicentro del conflitto.

I tuoi parenti si aspettavano un’evoluzione di questo tipo?

No, a questi livelli non se lo aspettava nessuno. Come sapete già da otto anni c’è questo conflitto, ma per me – che sono solo un’osservatrice esterna e non sono un’esperta – è sembrata più un pretesto per Putin e per il governo russo per entrare in Ucraina e destabilizzare tutto. Nel Donbass, a Luhansk, c’erano queste azioni militari anche prima però riguardavano solo una piccola zona e solo i soldati, invece in questo momento loro stanno distruggendo le città, stanno uccidendo le persone, i bambini, stanno facendo una vera guerra contro tutto il popolo. Con questa guerra poi anche il popolo russo soffre: è del tutto isolato, subisce le sanzioni. In questo modo si stanno distruggendo due popoli: uno anche concretamente perché stanno buttando giù le nostre città, l’altro a livello economico, sociale, psicologico, emotivo e non solo.

Chi è rimasto in Ucraina cosa si aspetta adesso?

È difficile dirlo. Devo dire che loro (i parenti, ndr) sono molto ottimisti, cercano di darsi da fare, di fare qualcosa per aiutare, per migliorare la situazione. Per esempio la nostra famiglia non ha voluto spostarsi dall’Ucraina per poter stare lì in caso di necessità, per poter difendere la nostra casa. Loro dicono che sicuramente il governo russo non si aspettava una difesa di questo livello. Infatti, il popolo ucraino si è unito tantissimo, cercano di difendere fino all’ultimo, poi quanto possa durare secondo me è molto difficile dirlo. Sinceramente non fanno previsioni, però dicono che staranno lì fino all’ultimo e sperano che si risolva il prima possibile, perché già le conseguenze sono gravi, le perdite sono state già grandi.

Cosa possiamo fare da qui per aiutare il popolo ucraino?

Secondo me è importante dire che è molto prezioso il sostegno che stanno esprimendo le nazioni di tutto il mondo sui social e sui mezzi di comunicazione, è importante non stare in silenzio, parlarne, dire qualcosa contro la guerra. Perché nel 2022 non si può accettare una situazione del genere. Anche questo tipo di sostegno psicologico è preziosissimo per tuti i miei concittadini che in questo momento stanno in Ucraina.

Gli aiuti per il popolo ucraino nel messaggio del vescovo Gianpiero

Accanto al sostegno della parola, è possibile fornire un supporto al popolo ucraino anche dalle nostre case. Come detto anche dal vescovo di Ascoli Monsignor Gianpiero Palmieri durante la veglia di mercoledì sera, oggi – per chi ne ha la possibilità – sarebbe preferibile una donazione ad enti accreditati e sicuri attraverso gli iban che sono stati messi a disposizione. Questo perché, vista l’instabilità in cui versa il paese, le vie di comunicazione diventaranno sempre più impraticabili con il passare dei giorni. A questo proposito, riproponiamo i riferimenti forniti dalla Caritas e rilanciati con un messaggio dallo stesso vescovo Gianpiero:

• RACCOLTA FONDI a favore di Caritas Italiana che sostiene Carita ucraina e le Caritas dei Paesi confinanti che si adoperano per l’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra, utilizzando le coordinate di Caritas Italiana:

  • conto corrente postale n. 347013;
  • bonifico bancario Banca Intesa San Paolo – iban IT66W0306909606100000012474;
  • Caritas diocesana Ascoli Piceno – Banca Intesa San Paolo iban IT11O0306909606100000078266

• REALIZZAZIONE ACCOGLIENZA DIFFUSA nel territorio che possa integrare quello messo in campo dallo Stato valutando le disponibilità di alloggi e posti letto da parte di Parroci e famiglie comunicando le disponibilità tramite Whatsapp o mail alessiocavezzi@gmail.com al Direttore della Caritas diocesana.

Il vescovo precisa, inoltre, che in questo momento non sono assolutamente previste raccolte di abiti, farmaci e alimenti sia perché Caritas Ucraina non ha espresso questa richiesta e sia perché c’è il rischio di mettere in difficoltà chi opera sul territorio.

di Stefania Mistichelli