La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “La giornata della Memoria”. Il fine è ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati“. Una giornata di lotta contro il razzismo.

La giornata della memoria è una data fondamentale nel calendario civile. Da sempre rappresenta  un momento importante per affermare il dovere morale di ricordare. Il modo migliore per cercare di ricordare è capire come sia stata possibile quell’immane tragedia. Il modo migliore per farlo è leggere un libro pensato per spiegare il razzismo ai bambini. “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun è un libro che “Le Figarò” ha definito come “un piccolo testo tenero e pedagogico per “spiegare” il male ai bambini. Affinché non soffrano il male, essi non dovranno faticare per cercare di capire l’incomprensibile, con la speranza che non siano mai vittime di tali pregiudizi.”

Un libro contro il razzismo 

Il libro nasce da una conversazione tra l’autore e Mérième, sua figlia. È scritto nella forma di un dialogo che si svolge tra padre e figlia. Attraverso le dirette domande di lei e le semplici ma approfondite risposte di lui, si entra, a gamba tesa, nello scomodo argomento del razzismo. Non è però solo un dialogo fra padre e figlia, è una lezione di vita per tutti i lettori.

Diffidenza, disprezzo, odio, sentimento di superiorità, il sentirsi minacciati da chi è diverso da noi. Sono solo parole per sviscerare qualcosa di più profondo; diventano occasione per parlare del razzismo che ancora esiste e nasce e si nutre delle paure e delle fragilità umane, della paura del diverso, del conformismo, dell’ignoranza, dell’ambiguità nel considerare sinonimi termini come unicità e superiorità, della sempre più diffusa incapacità di ascolto.

Analizzando le volontà dello scrittore 

L’autore dichiarerà che questo libro tenta di rispondere alle domande dei bambini e si rivolge a quelli che non avendo ancora pregiudizi vogliono capire. Infatti a pagina 18 Ben Jalloun spiega alla figlia“che non si nasce razzisti, lo si diventa. Per una buona o cattiva educazione. Tutto dipende da colui che educa, che questa sia la scuola o la casa.”In un’intervista poi afferma:“Sono partito dal principio che la lotta contro il razzismo cominci con l’educazione. Si possono educare dei bambini, non degli adulti.”Altro ruolo centrale per la lotta al razzismo è quello che riveste il linguaggio. “Occorre rinunciare a idee preconfezionate, a certi proverbi che vanno nel senso della generalizzazione e di conseguenza del razzismo. Bisognerà arrivare a eliminare dal tuo vocabolario delle espressioni portatrici d’idee false e pericolose.

La lotta contro il razzismo comincia con il lavoro sul linguaggio” Si pensi ad espressioni come “lavorare come un negro”, “tirchio come un ebreo”, “vestirsi come una zingara”, “fumare come un turco”, “mangiare come un italiano”, “precisione svizzera”che, stando al punto di vista dell’autore, potrebbero essere“veicoli di pregiudizi xenofobi […] del resto il razzista è colui che generalizza a partire da un caso particolare” (pag.39). La lotta contro il razzismo deve essere inoltre un riflesso quotidiano, non bisogna mai abbassare la guardia. Bisogna rinunciare alle idee preconcette e bisogna eliminare le espressioni che sono portatrici di falsi ideali.

Il monito per il futuro

Questo lavoro lavoro, richiede volontà e perseveranza. Non si deve lasciar correre o lasciar dire altrimenti il razzismo potrebbe nascere e svilupparsi anche tra le persone che avrebbero potuto evitare questo flagello. Ciascuno ha il diritto alla sua dignità, con il rispetto di tutti si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inaspettato. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità, perché solo attraverso il volto dell’Altro posso incontrare il mio volto, solo grazie alla presenza dell’Altro posso costituire la mia vita.

Non è solo un dialogo fra padre e figlia, abbiamo detto, è una lezione di vita per tutti i lettori. Semplice, potente, ricco di spunti. Consigliato ai bambini che, come dice lo scrittore, sono puri e non nascono razzisti e a chi pur non essendo più bambino vuole capire e capirsi.

Ben Jelloun Tahar. – Scrittore marocchino di lingua francese. Nei suoi romanzi contamina, attraverso una scrittura polifonica e raffinata, la tradizione araba scritta e orale con i moduli della narrativa moderna e postmoderna. Tra le sue opere principali, che privilegiano il mondo della marginalità e della devianza, occorre citare i romanzi L’enfant de sable (1985; trad. it.1987) e La nuit sacrée (1987; trad. it. Notte fatale,1988,premio Goncourt); in altre opere, quali Le racisme expliqué à ma fille (1998; trad. it.1998) e Le dernier ami (2004; trad. it. 2004), prevale l’impegno politico e sociale.

Autore:Tahar Ben Jelloun
Editore:Bompiani
Pagine:142

di Anna Maria Laurano