Commossa e partecipata, come sempre, la cerimonia di commemorazione del 25 aprile, prima davanti alla Prefettura, in Piazza Roma, in seguito a Colle San Marco, che si è conclusa con la messa in ricordo di tutti i caduti della guerra celebrata dal vescovo della diocesi di Ascoli Gianpiero Palmieri.

Una cerimonia che il vescovo ha aperto ricordando la presenza in Cattedrale di un unicum a livello nazionale: un mosaico del 1954 che rappresenta una messa con i partigiani, celebrata da don Sante Nespeca. Il mosaico aveva colpito anche il cardinale Zuppi quando, in visita ad Ascoli per l’Earth Day, aveva visitato la Cripta del duomo accompagnato dal vescovo Gianpiero.

Il mosaico della Cripta

«Il vescovo Squintani – racconta il vescovo – aveva ottenuto per Ascoli che non venisse bombardata e che venisse dichiarata città infermieristica, in modo che potesse soccorrere tutti i soldati. La guerra contro i nazifascisti, ad Ascoli, fu combattuta da partigiani di ispirazione cristiana, da quelli del mondo liberale e socialista, ma anche dall’80% dei militari delle tre caserme di Ascoli. Quando si concluse, fu rappresentata nella cripta per ricordare un popolo di persone che desiderava libertà, democrazia e futuro per il proprio paese. Significativo poi che Squintani, dopo aver fatto rappresentare questa scena, lasciò scritto ai vescovi successori “di non togliere nulla, non diminuire nulla, non modificare nulla” perché questa è la grandezza della storia vissuta dalla città di Ascoli in quel periodo tragico e drammatico».

È una riflessione sull’importanza del ricordo e sulla necessità della pace quella che ha fatto il vescovo durante l’omelia.

«Ricordare oggi le vittime di questo luogo – ha affermato – significa essere pieni di riconoscenza per chi ha combattuto per garantire la libertà e la pace a chi è venuto dopo di loro. Era un sogno di libertà, giustizia e democrazia che univa le forze e le persone di ogni orientamento e credo politico e culturale. Era necessario fare un passo in avanti e purtroppo non lo si poté fare senza spargere sangue; la lotta contro le forze nazifasciste si rese necessaria e lì si realizzò l’unità di un popolo che sognava la pace e il superamento della dittatura. Sentiamo, quindi, il bisogno di ricordare queste persone ogni anno, non soltanto come facciamo con la messa per affidare dei defunti perché non venga meno il ricordo alla misericordia di Dio, ma anche per fare in modo che tutto quello che fa parte dei sogni degli uomini non scompaia. Il vangelo che in ogni luogo viene proclamato e meditato serve davvero a fare in modo che i sogni, i desideri, gli aneliti più belli dal cuore dell’uomo non vengano meno».

Il commento al Vangelo

«Per questo Gesù – continua il vescovo Palmieri commentando la Parola – nel vangelo di oggi, la finale del vangelo di Marco, invita ad annunciare dappertutto il vangelo, perché è una potenza che ci permette di non smettere di sognare, ci ricorda che l’uomo è un figlio libero di Dio e niente e nessuno ha il potere di togliergli la libertà o di far morire la sua dignità, perché questa si fonda sulla dignità di figlio di Dio, che ti vuole libero e che vuole una società che vive nella pace. Dio l’ha chiamata regno di Dio e per il regno di Dio si può dare tutto, si può anche morire. Perché non dimentichiamo questo, Gesù ci lascia il memoriale dell’Eucarestia – questo è il mio corpo, questo è il mio sangue dato per voi – che è proprio il momento della messa rappresentato nel mosaico della cattedrale di Ascoli. Questa lezione la lezione del vangelo non dobbiamo dimenticarla mai».

Il motto di Giovanni Paolo II

«Perché rinasca la pace, è necessario superare il conflitto. Questa lezione – aggiunge il vescovo – ci viene rappresentata in modo particolare anche oggi. L’ho ricordato anche in questa stessa messa l’anno scorso: Giovanni Paolo II diceva “non c’è pace senza giustizia”, senza cioè che a ognuno vengano riconosciuti i suoi diritti, ma non c’è giustizia senza che le parti in conflitto si diano il perdono».

«Non ci sono sconti amici miei – conclude il vescovo – questa è la lezione della storia: tutti i passaggi sono necessari. E allora, dal momento che la pace è il nostro destino – non abbiamo alternative alla pace nel mondo, sennò l’umanità si estingue, la guerra adesso è talmente distruttiva che l’umanità si estinguerebbe – non possiamo che pregare per la pace e vivere tutti i passaggi, la giustizia e la riconciliazione. Così sia davvero anche per noi, per la nostra città, per il nostro territorio del Piceno e per tutto il mondo. Lo chiediamo con tutto il cuore con questa messa al Signore».

di Stefania Mistichelli