Si è tenuto lo scorso 8 febbraio nella sala Morgante di Casa Regina Apostolorum l’incontro con la delegazione nazionale di Caritas, alla presenza del direttore di Caritas Italiana Marco Pagniello, che abbiamo intervistato a margine dell’evento.

Un incontro per rimettere al centro l’ascolto dei territori. Perché questo è importante?

Come Caritas vogliamo sostenere e accompagnare il lavoro e la vita delle nostre comunità cristiane. Per fare meglio questo servizio, ci viene chiesto di ascoltare e guardare con occhi nuovi la realtà e cogliere i segni di speranza che costellano le nostre comunità.

Sono tante le sfide e gli orizzonti di speranza. Da dove partire oggi per andare incontro agli ultimi?

Credo che oggi alla Chiesa è chiesto di uscire dai soliti luoghi e dai soliti modi di fare e di andare incontro ad una umanità che si manifesta sempre di più in cerca di senso, in cerca di nuove possibilità per vivere una nuova vita sempre più aperta al mistero e all’incontro con Dio. Credo che, dentro questa missione della Chiesa, noi possiamo portare l’esigenza di partire dai poveri, che possono insegnare a tutti noi il valore dell’essenziale, ciò che veramente conta.

I dati oggi ci parlano di nuove povertà che richiedono nuove strategie d’intervento: da questo punto di vista, cosa sta facendo oggi Caritas?

Tecnicamente parliamo di povertà multidimensionale, perché a volte una persona, o una famiglia, è portatrice non di un solo bisogno, ma di più bisogni. Di fronte a questo scenario, Caritas prova sempre da una parte a sostenere con quanto ha a disposizione queste famiglie e queste persone che incontra, le ascolta, e dall’altra prova a stimolare la riflessione pubblica nel cercare nuove vie per includere e rimuovere le cause di povertà. Viviamo un momento difficile e crediamo che questo sia il momento in cui ognuno deve fare la sua parte. Noi vogliamo giocarci questa parte: dare voce ai poveri.

Tra questi i migranti, ma sul sostegno ai migranti la Caritas è in prima linea da sempre.

Per noi di Caritas, e per la Chiesa, è importante l’opera segno, cioè non vogliamo avere la pretesa di risolvere delle questioni, non possiamo e non vogliamo fare da soli, ma vogliamo dimostrare, attraverso il nostro servizio, che è possibile fare concretamente fare qualcosa. Di fronte al fenomeno di questi flussi migratori importanti, in tante occasioni abbiamo richiamato l’importanza di un’accoglienza diffusa, per far sì che ci sia integrazione, protezione e crescita delle persone. Quindi, è importante non creare soltanto grandi centri con grossi numeri, ma favorire l’arrivo di queste persone in piccoli centri dove possano trovare comunità pronte ad accoglierle.

Da qui lo slogan della giornata: “Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole”.

Sì, per ribadire la nostra scelta di partire sempre dai fatti concreti; attraverso la pedagogia dei fatti, ci prendiamo la responsabilità e la missione di voler educare la nostra comunità a partire dai fatti.

di Stefania Mistichelli