“CHI È IL MIO PROSSIMO?”

Esercizi di spiritualità per famiglie

di Andrea Melchionna

Il 2-3 luglio si è svolto a Carpineto il ritiro spirituale per famiglie voluto dal Vescovo Mons. Palmieri. L’equipe era composta dal Vescovo, da Madre Sofia badessa del monastero benedettino di Ascoli, da don Francesco e il suo confratello Daniel del monastero di Valledacqua, dal diacono Mirko e da me e mia moglie Cristina.

La sede

Carpineto è il luogo dove per anni le famiglie della diocesi si sono date appuntamento per vivere insieme i campi estivi organizzati dall’ufficio di pastorale familiare. Per un lungo periodo la struttura è stata data in gestione; ora la diocesi l’ha rimessa a disposizione della comunità. Ci sentiamo grati a don Adriano che ha lavorato alacremente per offrirci camere accoglienti e una cucina gustosa durante il ritiro.

I partecipanti

Hanno partecipato nove coppie, di cui quattro con i figli, due signore che sono state raggiunte dalle famiglie per la messa conclusiva e un nonno. Due famiglie erano di Roma.

Si è subito creato un bel clima di silenzio e di preghiera.

I momenti comunitari di ascolto degli spunti impartiti dalle guide erano alternati a tempi di preghiera personale e di coppia.

Abbiamo meditato sul brano evangelico del Buon Samaritano (Lc 10, 29-37).

Le guide ci hanno invitato a rileggere la parabola calandoci nei panni dell’uomo aggredito dai briganti, lasciato “mezzo morto” sulla strada. Normalmente tendiamo ad immedesimarci nel buon Samaritano; ci sentiamo in obbligo di soccorrere chi è in difficoltà e di compiere gesti di generosità e di abnegazione nei confronti dei deboli e dei sofferenti. Purtroppo però, quando lavora in noi il senso del dovere, facilmente cadiamo nell’errore o di colpevolizzarci perché ci sembra di non fare mai abbastanza, o di giustificarci perché la paura di non farcela ci sovrasta. Di fatto, nel nostro quotidiano facciamo di continuo esperienza di quanto noi stessi siamo limitati, fragili, bisognosi di cure ed attenzioni, di come confidare soltanto nella nostra buona volontà spesso e volentieri ci conduca ad esaurire le nostre forze.

Il buon Samaritano è il Signore che prova compassione per noi, ci si fa vicino, fascia le nostre ferite e si prende cura di noi. È innanzitutto Lui il nostro prossimo, che ci ama di un amore infinito e gratuito e al quale siamo chiamati a rispondere con la nostra lode, con un cuore aperto e grato.

Fare esperienza di un amore che ci precede, che non ci chiede di meritarlo e tanto meno di ricambiarlo presuppone che ci riconosciamo piccoli, bisognosi, incapaci di salvarci con le nostre sole forze, proprio come l’uomo mezzo morto della parabola.

Il Vescovo ci ha illustrato una serie di esperienze che ci obbligano a fare i conti con la nostra fragilità:

  • il peccato, che infrange l’immagine illusoria che ci facciamo di noi stessi di persone perfette e che determina il fallimento di ogni nostro tentativo di ripristinare quell’immagine confidando nelle nostre sole forze;
  • la presa di coscienza delle nostre ferite che affondano le loro radici nella nostra storia;
  • l’esperienza dello “sradicamento”, che non siamo padroni di noi stessi, della nostra stessa vita;
  • l’incontro con il povero che ci spiazza, ci costringe a decentrarci, ad uscire da noi stessi, a guardare le cose da un altro punto di vista.

Le attività della domenica

La domenica mattina Mirco ci ha accompagnato in un’esperienza sensoriale molto coinvolgente, in cui ciascuno di noi si è fatto prossimo al coniuge, si è chinato su di lui e si è messo in ascolto del suo corpo massaggiandone la schiena seguendo uno schema ben preciso che richiedeva cura e raccoglimento.

A seguire, io e mia moglie abbiamo proposto ai partecipanti di richiamare alla memoria, prima individualmente e poi in coppia, episodi importanti della loro vita coniugale in cui si sono sentiti raggiunti dall’amore gratuito e misericordioso del Signore.

Nella rilettura finale dell’esperienza guidata da don Francesco si siamo sentiti sollecitati a pensarci come comunità in cammino, in ascolto dei bisogni che provengono dagli ambienti che frequentiamo ogni giorno, nutrita e corroborata da un Amore che ci slancia verso l’altro e ci apre gli occhi alle novità e alla speranza.