Si è appena concluso il 6′ seminario nazionale degli uffici PSL delle Diocesi italiane tenutosi nella cittadina ligure di Chiavari.

I lavori di questo seminario nazionale si sono incentrati sul macro-tema dell’Ecologia Integrale, già promosso durante la Settimana Sociale di Taranto dello scorso Ottobre, e sul come declinare e stimolare tale processo di cambiamento in un’ottica di sinodalità con le comunità ecclesiali e laicali dei nostri territori.

Una provocazione

Le prime suggestioni derivanti da questo Seminario nazionale mi suggeriscono una provocazione: l’Ecologia Integrale rappresenta una via i uscita da un modello, sempre meno sostenibile, di società “artificiale”, industriale e consumista, che nel corso dei decenni ha educato (e convinto) l’Umanità a mutare quel legame naturale di “figliolanza” verso la nostra Madre Terra in favore di un rapporto economico tra parti.

L’umanità dovrà quindi recuperare quel legame primordiale e di sentimento di “figlia” della Madre Terra o alterare semplicemente (che pur semplice non è) i termini del nostro attuale rapporto di stampo economico presentando un nuovo “contratto” che preveda programmi di investimento che tengano più conto di quella dimensione che chiamiamo ambiente.

Il tema centrale

Il tema, a mio avviso centrale, è il come  rimodulare in prima istanza il nostro rapporto con la Terra Madre o Partner Commerciale “di riguardo” ? L’essenza e qualità del cambiamento, nonché i suoi connotati, saranno proprio in questa scelta di visione dell’ “altro”.

Un’altra provocazione riguarda il tema della sinodalita’ nella comunità ecclesiale che nello specifico e nella semplificazione si potrebbe descrivere come quel rapporto di collaborazione tra gli Uffici PSL e il “resto” della Chiesa. Quel “camminare insieme” di Papa Francesco percorrendo un unico sentiero. Ma il “resto” della Chiesa cosa ne pensa?

La Sinodalità

Al momento, secondo una mia osservazione personale (magari anche ingenua), la Sinodalità viene ancora raccontata e promossa come “modus pensandi et operandi” per “specificità d’ufficio” utilizzando quei canali, schemi e linguaggi identitari e rappresentativi di quella realtà specifica che difficilmente potranno intercettare, senza opportuna e “artificiosa” traduzione, altre realtà e sensibilità. Rientrando nella metafora del sentiero sarebbe come invitare calorosamente un nostro amico escursionista a raggiungerci lungo un percorso senza riuscire a fornirgli una posizione esatta. Le vie del Signore sono infinite…ma noi Uomini abbiamo sicuramente bisogno di una mappa per trovarle e poterle seguire. Ricentrando il tema si parla di una Sinodalita’ o di più Sinodalita’ che si dovrebbero (forse) incontrare ad un certo punto !?!?

I giovani nella Chiesa

L’ultima suggestione è quella che intercetta la mia sensibilità di giovane che crede ed opera nella Chiesa: Perché sempre meno Giovani operano nella Chiesa? Eppure i giovani intorno alle Chiese ci sono ma non entrano! Forse delle domande interessanti potrebbero essere: siamo certi di avergli indicato la giusta entrata? o di aver posto (o esserci posti) correttamente l’invito ? Tutti noi sperimentiamo nell’operato quotidiano presso le nostre comunità religiose difficoltà nel coinvolgere i giovani nelle attività di stampo pastorale.

“La Chiesa non trova i giovani” o addirittura “la chiesa non interessa più ai giovani” sono affermazioni ormai diventate quasi degli slogan che accompagnano la maggior parte degli incontri pastorali e ci raccolgono attorno ai tavoli di lavoro animando confronti e discussioni in cerca di idee e soluzioni. Eppure durante un momento di confronto apertosi durante un incontro del recente Seminario PSL, un giovane ADC del Progetto Policoro si sente di intervenire, come portavoce del gruppo “under”, condividendo con l’assemblea un sonoro “noi ci siamo!!!”

Un forte invito a partire col porre l’attenzione e a considerare i giovani già operanti nelle realtà ecclesiali dei nostri territori, favorendone l’inclusione e il coinvolgimento attivo nelle progettualità diocesane e possibilmente valorizzandone l’impegno e la dedizione, perché essere Giovani “contro-corrente” (e mantenercisi) in una Società che sembrerebbe promuovere e spingere verso altri modelli di vita non è sempre cosa semplice, soprattutto se non si è adeguatamente supportati e motivati.

Quali giovani vengono cercati?

Una Chiesa universale che si definisce “in uscita”, aperta al cambiamento, all’ascolto che si muove verso l’accoglienza dell’altro, ma che poi, in taluni casi, manifesta evidenti segnali di “stop”, diffidenza e chiusura nel localismo non può convincere soprattutto se penso ad un Giovane che nella confusione (anche sua) del messaggio veicolato e per certi versi anche di non chiarezza degli intenti intravede in quella Realtà una precarietà piuttosto che una sicurezza.

Inoltre la riflessione che mi sento di condividere riguarda proprio il tema della “ricerca del giovane” che, a volte, appare quasi fine a se stessa; quale potrebbe essere infatti l’utilità di intercettare nuovi giovani se poi non sempre si riesce a dare il “giusto” spazio e a valorizzare quelli già presenti? Aggiungo, ma quali sono i Giovani che stiamo cercando? Cerchiamo un “target” nella società già compatibile con noi o siamo noi che vogliamo investire nel creare un nostro “target”?