Siamo alla penultima tappa del viaggio in Terra Santa, organizzato dalla CEI e dalla Fisc per premiare il concorso “8xmille senza frontiere”. Giunti a Gerusalemme, dopo il pellegrinaggio ai luoghi simbolo del cristianesimo, a fine mattinata muoviamo verso il convento francescano di San Salvatore. Il convento è situato nei pressi della Porta nuova nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nel convento troviamo la curia della Custodia di Terra Santa, la chiesa, gli uffici parrocchiali della comunità di rito latino di Gerusalemme. Al suo interno sono presenti anche il seminario teologico della Custodia, l’infermeria per i frati non autosufficienti, una biblioteca, una scuola cattolica e l’istituto musicale “Magnificat”. Dopo la visita del convento ci accompagnano in una sala conferenze dove incontriamo Padre Francesco Patton, il Custode di Terra Santa.

Mauro Ungaro, il presidente della Fisc, introduce l’incontro citando un passo del capitolo XVI della Regula non Bullata di San Francesco. Il testo parla delle modalità con cui i frati avrebbero dovuto annunciare il cristianesimo agli “infedeli”. «Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo […]».

Attualizzare il credo secondo padre Francesco Patton, custode di Terra Santa

Ma come attualizzare – chiede il presidente della Fisc a Padre Francesco – il messaggio francescano con la situazione attuale? Patton va subito al cuore della questione, rispondendo che attualizzare il messaggio della Regula non Bullata significa prendere sul serio la situazione che si vive in Medio Oriente. In quanto sarebbe molto facile prendere un atteggiamento polemico, ma invece un atteggiamento pacifico ed accogliente, non solo giova ai rapporti con le altre Chiese cristiane, ma anche nel dialogo con le altre religioni. Inoltre – continua il Custode – la dicitura “essere soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio” si traduce proprio nelle opere sociali, cioè il mettersi al servizio di tutti, nello spirito di gratuità. In questo rientrano le scuole e l’opera delle case. E sopratutto si vede in territori particolarmente provati come la Siria ed il Libano. Proprio in questi territori ci siamo trovati ad aiutare anche le vedove dei jihadisti ottenendo gli aiuti della Mezzaluna Rossa. Proprio queste vedove hanno poi realizzato delle saponette con lo stampo “8xmille”.

E per quanto riguarda il secondo modo – continua Padre Francesco Patton – cioè quel “quando piace al Signore” che si traduce nell’annuncio vero e proprio, avviene quando nell’altro, spontaneamente, nasce un certo tipo di interesse e delle domande, e questa è ciò che fa la differenza tra evangelizzazione e proselitismo. Ed ho costatato in più di un caso, che un certo modo di vivere, suscita queste domande anche vocazionali. Ci sono alcuni che trovano delle formulazioni simpatiche definendosi come “francescani mussulmani”. Oppure come un anziano a Gerico, che sta all’albero di Zaccheo, racconta perfettamente tutto l’episodio evangelico. Terminato l’intervento ha detto «io sono un mussulmano, ma Gesù è nel mio cuore». E vorrei – conclude il Custode – che nel cuore di molti cristiani ci sia Gesù come in quell’anziano.

di Luca Antonini