Si è concluso a fine dicembre il progetto “R3 – Monticelli nel futuro – Resilienza, Riutilizzo e Riattivazione dei capitali urbani”. Promosso dal comune di Ascoli Piceno e da ISTAO, inserito nell’ambito dell’ampio “Programma per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie della città di Ascoli Piceno” presentato dal comune, inserito nell’ambito del “Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia” sostenuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il progetto è stato realizzato insieme a Pagefha, Defloyd, Amat e Prometeo attraverso un’ampia gamma di attività tese a coinvolgere tutta la cittadinaza e a proiettare il quartiere di Monticelle nel futuro.

Con Giuseppe Sestili di Istao cerchiamo di tracciare un primo bilancio delle attività, iniziate all’indomani del sisma del centro Italia.

 Un progetto avviato dopo il sisma del 2016 e che ha dovuto attraversare gli anni della pandemia. Come nasce?

Il progetto, partito nel 2017, è stato concepito subito dopo gli eventi sismici che hanno interessato il Centro Italia, in risposta ad un avviso pubblico della presidenza del consiglio dei ministri. Ascoli ha messo in piedi un progetto che riguardasse il quartiere di Monticelli, che per le sue caratteristiche intrinseche, dovute all’essere nato di recente e molto rapidamente, soffriva delle difficoltà tipiche a livello di socializzazione, di disponibilità di servizi sul territorio e di connessione con la parte storica della città. Come Istato abbiamo contribuito a comporre una parte del progetto, insieme ad altri come Pagepha, Defloyd, Amat e Prometeo, che si orientasse sui cittadini del quartiere.

 A chi è stato rivolto in particolare il progetto?

Il progetto sarebbe dovuto durare tre anni, si è invece prolungato fino a 2023 a causa dello stop dovuto alla pandemia, che ha reso praticamente impossibile svolgere attività che prevedessero il coinvolgimento delle persone. È stato coinvolto tutto il quartiere, centinaia di soggetti hanno partecipato alle attività proposte nei vari ambiti. Per me è difficile ora parlare di numeri perché in questi giorni stiamo lavorando sulla rendicontazione tecnica e finanziaria, ma sicuramente sono state coinvolte svariate centinaia di persone di tutte le età.

 Parlando di valore aggiunto, a suo parere cosa è rimasto nel quartiere di questo progetto?

Nel nome “R 3 – Resilienza, Riutilizzo e Riattivazione dei capitali urbani” c’era un po’ il manifesto di questo progetto, che voleva contribuire alla resilienza del quartiere rimettendo in gioco patrimoni e risorse già presenti o che potessero essere riattivate a beneficio di tutta la comunità Ci sono stati interventi visibili, fisici, come l’intervento dell’associazione Defloyd che si è tradotto nella realizzazione di due murales in due luoghi di incontro come il palazzetto dello spot e il campo di calcio. Sono stati, poi, realizzati interventi di recupero di parchi e giardini e di arredo urbano, una mostra di opere di scultura e istallazioni… A fianco a questo ci sono stati interventi meno tangibili ma ugualmente importanti, che hanno coinvolto le persone in momenti di partecipazione e coprogettazione: laboratori con ragazzi, studenti ma anche adulti, che si sono cimentati nella realizzazione di prodotti video e di performarce di varia natura, che poi sono stati proposti alla cittadinanza in momenti particolari, come per esempio la festa di quartiere. Altri interventi sono passati più sottotraccia. Per parlare di Istao, sono state attività di sensibilizzazione, formazione e informazione per suscitare o fare emergere energie economiche presenti nel quartiere, per esempio incoraggiando giovani a mettersi in proprio, facendo momenti di formazione sul fare impresa… attività che non si sono tradotto in realizzazioni subito evidenti, ma che hanno voluto fertilizzare il territorio perché prima o poi le persone coinvolte realizzassero le proprie aspirazioni imprenditoriali. Abbiamo poi promosso un’attività di sportello su come tradurre in realtà aspirazioni imprenditoriali. Monticelli nel futuro è stato il claim di tutto il progetto, perché tutte queste azioni avevano come obiettivo comune quello di traghettare il quartiere verso un futuro prossimo che fosse appetibile e attraente per tutte le categorie sociali.

 di Stefania Mistichelli