Vincitore del Gran Prix della Giuria allo scorso Festival di Cannes, pari merito assieme al film Scompartimento n.6, Un eroe è il nuovo film di Asghar Farhadi. Il regista iraniano si conferma essere uno dei più importanti registi in attività. Una pellicola intelligente che sostiene sia le diversità, tra la cultura occidentale e quella orientale, sia elementi d’unione dal grande impatto sociale.

Un eroe: la vivenda

La vicenda è incentra sulle gesta di Rahim Soltani (Amir Jadidi) che è finito in carcere per non esser riuscito a risarcire il suo ex cognato (Mohsen Tanabandeh) da un prestito che quest’ultimo gli ha concesso. Durante un permesso per buona condotta riceve in dono dalla sua attuale fidanzata (Sahar Goldust) una borsa contenete delle monete d’oro. La ragazza ha trovato casualmente quel denaro e spera che esso possa servire per convincere il creditore del suo ragazzo a ritirare la denuncia. Quando Rahim si rende conto che la somma ricevuta non basta per estinguere il debito decide di restituire il denaro trovato al suo legittimo proprietario. Il futuro per Rahim non andrà come lui aveva pianificato

L’occidentalizzazione tecnologica

Un eroe mette in evidenza superficialmente un vicenda giudiziaria che presenta dei sotto testi estremamente interessanti. Sicuramente è affascinante come Farhadi riesca a mettere in contatto la cultura occidentale con quella orientale attraverso il crescente utilizzo dei social network anche nei territori persiani. La contaminazione occidentale è ben resa dalla rilevanza che i mass media hanno nella vicenda. La reputazione del protagonista, infatti, cambierà quando il suo gesto di “bontà” diventerà di pubblico dominio. La sottile differenza tra dignità reale e reputazione sociale si sovrappone costantemente facendoci riflettere su quanto può essere labile la definizione stessa di eroe. Ed è proprio in questa riflessione che si vede bene come l’azione dei social sia la stessa in ogni latitudine. Essa è ingannevole e può influire in maniera decisiva a livello giudiziario.

La dignità di Un eroe

Il gesto compiuto, per redimersi dalla vergogna, sottolinea le fragilità del protagonista che dovrà decidere se apparire o essere un uomo degno della fiducia delle società. Un film che mostra uno spaccato della società in cui la verità interessa a pochi. Meglio la patinata visione della vita fatta al tg. Una visione così ben impacchettata che attirerà molti a farsi pubblicità promuovendo il gesto dell’uomo che lentamente diventerà meno nobile nel tentativo di proteggere il suo atto di bontà.

Il film si sussegue di concatenazioni tra equivoci e sotterfugi che non risparmia colpi di scena inattesi. Scaltrezza o ingenuità? Tutto il film si muove tra queste due direzioni dove capire le motivazioni degli uomini, in questo film, è più che in altre volte complesso. Talvolta film psicologico e talvolta film investigativo in un film in cui l’ambiguità umana diventa la protagonista assoluta. Un eroe è un film che mostra ancora una volta come non esistono assoluti. Non ci sono buoni o cattivi, eroi o villani. Bisogna riflettere sulla necessità di guardare la trasformazioni in una società mondiale in cui tutti sono legati a difendere la propria posizione, a costo della propria dignità.

Voto: 7+

di Quinto De Angelis