Old: La vita non ha tempo – La recensione

Il tempo passa e non torna mai indietro. Ma cos’è il tempo? Forse solo la necessità dell’uomo di sapere tutto, di poter controllare e pianificare il futuro. Ma se un fenomeno inspiegabile cambiasse la percezione che abbiamo noi del tempo?

Il regista di origini indiane lascia le sue amate mura di Philadelphia e ci invita in una remota spiaggia per un film che appassiona, ricco di suspense che regala emozioni vere colpendo dove fa più male. Ovvero la mancanza di tempo e ciò che ne consegue.

È molto difficile recensire un film come questo senza rischiare di seminare spoiler durante la scrittura. Ma partiamo dall’inizio.

Old racconta la storia di un gruppo di persone invitate a trascorre del tempo su una spiaggia segreta. Qui, ovviamente a loro insaputa, il tempo sembra passare molto più in fretta del solito, i bambini si trovano a crescere e gli adulti a invecchiare. Così la loro vita rischia di vedersi ridotta ad un unico giorno. Undici persone, tra di loro sconosciute, ma che possiedono qualcosa di “speciale” in comune.

Shyamalan riesce a confezionare un film carico di tensione senza ricorrere agli stereotipi del villain, del buio o dei classici artifizi cinematografici tipici dei film di genere. Esteticamente perfetto come al suo solito il regista de “il sesto senso” e “split” riesce ancora una volta a non “buttare” un’inquadratura e regalare, agli amanti della settima arte, alcuni piani sequenza ormai dimenticati da un Hollywood avvezza più al computer che alla macchina da presa.

Immancabile (come potrebbe essere altrimenti?) il suo marchio di fabbrica. Cioè il colpo di scena finale, lo Shyamalan-Twist ending. Questa volta però la potenza di ciò che è riuscito ad imprimere con la sua storia e le emozioni che ci regala per quasi due ore rendono il finale meno sconvolgente e forse anche meno importante per lo spettatore.

Non temete, tutti i nodi verranno al pettine e ogni cosa sarà spiegata. Ma il finale non aggiunge molto, in fondo, al cuore vero e pulsante del film.

Old è un film vero, coraggioso, che si discosta da tutti i canoni conosciuti. È un’ emozione che tocca tutti nel profondo, grazie al suo fantascientifico realismo. “In quale film hanno recitato insieme Marlon Brando e Jack Nicholson?”. “Non vorrei essere da nessun’altra parte”. Basterà poco, in fondo, per farci commuovere.

Non è un film sulla morte, ma fa leva sulla nostra più grande paura: quella di invecchiare. Non avere abbastanza tempo per fare ciò che vogliamo, ridotti a schiavi da una società veloce come quella di oggi dove nel silenzio uno squillo di un cellulare non disturba più (capirete…). Magari siamo troppo concentrati sul nostro aspetto esteriore, come una delle protagoniste che immersa nelle meraviglie della natura non pensa ad altro che scattarsi un selfie immortalando (non è un caso) la sua posa migliore. O troppo impegnati ad aiutare gli altri tralasciando noi stessi come la psicoterapeuta del film.

La fortuna poi può rendere la nostra vecchiaia più facile rispetto ad altri e questo Shyamalan lo sa benissimo e non si dimentica di rimarcarlo. La paura, l’orrore degli eventi che si susseguono senza tregua ci lasceranno comunque con il fiato sospeso.

Ma, come ne “il sesto senso” i fantasmi erano l’escamotage per parlare del dramma della morte, qui il tempo che scorre inesorabilmente veloce è sfruttato per scandagliare la natura umana. E così che ritroveremo carichi di tensione ma molto più spesso incantati da momenti rari in film come questi. La scoperta dell’amore e della sessualità, della gioia e della perdita, della pietà e l’accudimento, della vendetta e della consapevolezza.

Con Old M. Night Shyamalan mostra in toto il suo talento, di regista e sceneggiatore (anche se l’incipit della storia è presa da una graphic novel francese). Per cui riesce nel difficile compito di districarsi dalla leggerezza familiare al dramma sino all’horror, confezionando un film carico di tensione.

Ma fondere tutti questi generi non sarà fine a se stesso. Quindi alla fine lo spettatore scoprirà quanto profonda sia la riflessione che il regista ci regala sul tempo che, per certi versi, è analoga a quella del recente “The Father” (Con il premio Oscar Anthony Hopkins).

In conclusione, Old è un film imperdibile, che coinvolge lo spettatore e lo mette al centro del suo dramma come nessuno avrebbe il coraggio di fare con un thriller.

di Ugo Quartaroli