Roberto Minervini nel realizzare I Dannati non abbandona quella tendenza a mischiare il documentario al film di finzione. La pellicola è ambientata nella seconda metà dell’Ottocento durante la guerra di Secessione Americana viene raccontata senza eroismo o esaltazione. Quello che vediamo è solo il resoconto di una spedizione di ricognizione. Constatiamo gli attimi, i momenti di riflessione e di contemplazione dei militari riducendo l’azione al minimo perché questa, semplicemente, non interessa al regista.

 I Dannati sono uomini complessi

 Nonostante ci venga fornita il contesto storico in cui avviene la vicenda essa, di tutta risposta, sembra essere bloccata nel tempo, in uno spazio naturale amenico e bellissimo, immerso in una campagna incontaminata, in cui avviene la spedizione. L’unico elemento narrativo sembra dissolversi per far fronte all’elemento universale su cui il regista vuole soffermarsi. I Dannati di Minervini è una critica antimilitarista immersa nel verde in cui registriamo gli attimi di quiete prima dello scontro. Ci soffermiamo sul riposo del militare. Cosa fa quando non imbraccia il fucile? Negli gesti futili di apparente tranquillità noi scopriamo chi sono i soldati. Quali sono le loro aspirazioni? Perché si sono arruolati? Tocchiamo con mano le loro personalità e le loro convinzioni potendo osservare una quadro di vita elaborato e affascinante. Una varietà viva d’individui.

Il momento dello scontro

 Lo scontro alla fine arriva! I proiettili volano ma proprio quando subentra l’azione ci rendiamo conto che qualcosa si perde. I soldati perdono la loro connotazione. Tutti sono lo stesso individuo mandato a morire: non esiste più l’unicità ma tutti sono lo stesso martire della nazione. La pellicola racconta la guerra come variante umana immutabile che rimane la stessa in ogni circostanza. L’unica cosa che cambiano solo gli uomini che muoiono per essa. Gli stessi uomini che prima venivano descritti minuziosamente sono la sciati morire senza pathos o riconoscimento. Minervini ci dice che non c’è riconoscimetno per la gloria militare e che la morte non esalta nessuno. La livella per eccellenza.

 L’uomo come Anti- eroe

 Ne I Dannati gli uomini sono sì vittime sacrificali di un ordine superiore ma non sono santi. I soldati sono presentati con tutte le sfaccettature di creature imperfette e ingenue dove la redenzione non sempre è contemplata. La Guerra è inutile ma stupidi sono le motivazioni che spingono gli uomini verso di essa. Aggiungo come affascinante è anche il senso d’attesa verso l’inevitabile che ricorda le tematiche del Deserto dei Tartari. L’universalità dello scontro perpetuo tra individui senza schieramento è lo stesso.

Siamo di fronte a un film girato come se fosse un documentario. Sicuramente consigliato a un pubblico amante della riflessione e dell’introspezione. Minervini non fa prigionieri e induce lo spettatore verso i dettagli di pace della guerra prima dell’epilogo. Quando l’azione prende vita cadono gli uomini.

Voto film: 7+/10

Di Quinto De Angelis