Pubblichiamo una lettera del nostro collaboratore, e affezionato lettore, Roberto Cestarelli, che vuole essere una riflessione sul Natale.

Tra pochi giorni è Natale, una festa tra le più importanti per la cristianità. Ma quanti, in realtà, festeggiano il Natale come festa religiosa, legata al cristianesimo ed alla nascita di Gesù? Considerando l’intera cittadinanza, sicuramente pochi, perché i più sono stati indotti a credere che il Natale sia un periodo dell’anno nel quale tutto deve essere addobbato a dovere per via della tradizione.

Il Natale oggi 

Con il trascorrere degli anni, il Natale sembra aver perso sempre più il significato religioso della festa per abbracciare altri concetti, come per esempio quello consumistico. Per molti il Natale significa giorni di vacanza, serate passate a festeggiare, giocare, consumare cibo e bevande in abbondanza. Per i più facoltosi, nonostante la pandemia, significa sole ed abbronzatura in posti esotici o settimane bianche in località montane alla moda. Non è una novità, dunque, affermare che il Natale è ormai considerato un’attività economica, un affare. E Gesù? No, Gesù no, non è commerciale, non si vende bene. È incredibile come il consumismo sia riuscito a stravolgere anche le tradizioni più belle. E così Gesù è nato in una mangiatoia per alimentare il consumismo.  

I Cristiani

È strano, tra tutte le feste cristiane, il Natale è l’unica di cui tutti si sono appropriati, credenti e non credenti. Che cosa potrebbe significare? Guardandosi intorno qualche dubbio nasce nella mente, e questi dubbi diventano certezza quando si parla del Natale con chi, e sono molti, si dichiarano ferventi cristiani; ci si rende subito conto che si sta parlando di una festa e non di un compleanno. Già, il compleanno di Gesù Cristo. 

Babbo Natale 

Gesù, il vero festeggiato, è stato facilmente e felicemente sostituito dal più rubicondo e gioviale Babbo Natale, che non impegna tanto e che, anzi, riempie di regali. Inoltre, giornali, radio e televisione, parlano esclusivamente d’acquisti, regali, di tredicesime spese, pranzi, ed altro ancora. Infatti, sul lato mangereccio una sorta d’orgia calorica è suddivisa prevalentemente tra la cena della vigilia ed il pranzo del venticinque dicembre. Una festa consumistica dunque. 

Il Figlio di Dio 

Ci hanno rubato il Natale? Sicuramente del suo significato profondo, che è l’incarnazione del Figlio di Dio che ci ha reso tutti liberi. In questo periodo, uno si aspetterebbe di vedere un gran fermento tra i “Cristiani”, una maggiore partecipazione alla vita della propria comunità parrocchiale, un aumentato interesse per chi è solo, per gli ammalati. Macché! È tutta una corsa, un affannarsi per comprare questo e quello, per preparare il pranzo, la cena, il regalo. 

Sarà il millennio dei senza Cristo? 

Per molti teologi si prepara una laicizzazione dell’intero Occidente. I numeri, infatti, lo dimostrano. Il presepio, realizzato dal 46 percento degli italiani, è stato soppiantato dall’albero di Natale presente nel 73 percento delle famiglie.  Tra il 24 ed il 25 dicembre solo il 56 percento degli italiani vanno in chiesa; di questi il 31 percento alla Messa di mezzanotte, mentre il restante 25 percento nel giorno di Natale. Cattolici, perché ci siamo lasciati rubare il Natale?  Purtroppo, anche questa ricorrenza sembra presentarsi identica alle precedenti, nonostante la tanto temuta pandemia, un appuntamento con il consumismo. E pensare che la data del 25 dicembre dovrebbe ricordarci, con gratitudine, il piccolo evento di Betlemme che ha cambiato la storia del mondo.

 di Roberto Cestarelli