Il pianeta che speriamo, ambiente lavoro futuro #tutto è connesso.

Questo il titolo della 49esima settimana sociale dei cattolici italiani che si è tenuta a Taranto dal 21 al 24 ottobre e che ha riunito 700 delegati provenienti da tutta Italia insieme ad un centinaio di vescovi, sacerdoti e religiosi.

Ce ne parla Margherita Anselmi, delegata per la diocesi di Ascoli, presente a Taranto, insieme a Don Giuseppe Capecci.

Il titolo della manifestazione

«Il titolo riprende tutti i temi possibili che una settimana sociale può racchiudere. Dopo un anno e mezzo circa di fermo delle attività in presenza, è stato un grandissimo evento sia dal punto vista numerico sia perché, probabilmente anche per Chiesa, è stato uno dei primi in presenza con un respiro così ampio da tutta Italia.

«Aveva il tema dell’ambiente e simbolo era la città di Taranto, che ancora vive questa dicotomia tra lavoro e ambiente; la necessità di tutelare entrambi è stato un filo rosso di questa settimana sociale, come anche il tema di una comunità che deve essere rigenerata a favore di una solidarietà condivisa.

«Tantissimi sono stati i temi toccati e le linee guida da portare avanti all’interno di ognuna diocesi. Se è vero che si è parlato di futuro, perché nel titolo c’era questa parola, è anche vero che un giovane ha ricordato che è necessario focalizzarci anche sul presente, sulla nostra quotidianità».

#tuttoèconnesso

«Tutto è connesso proprio perché abbiamo una connessione di attività, di intenti, di punti di vista da mettere insieme e dalle quali non si può più prescindere: dalla tutela dell’ambiente alla tutela del lavoro al tema dell’inclusione – delle persone con disabilità, dei giovani, delle donne – all’interno del mondo del lavoro come della società, per arrivare ad una nuova visione di una comunità territoriale generativa, da un punto di vista sia ambientale sia economico.

«L’aspetto economico non è stato trascurato. Si è parlato, quindi, della necessità di tracciare delle linee che possano essere comuni di scelta responsabile rispetto agli acquisti, rispetto all’uso delle tecnologie, rispetto all’uso di tanti aspetti della nostra vita che magari non sempre teniamo in considerazione, ma che come piccole gocce, invece, completano tutto questo universo».

Mi ha colpito in particolare una frase del Cardinale Bassetti che si riferiva proprio al contributo dei giovani che possono aiutare il mondo a rimettere la fraternità al centro dell’economia.

Quali sono state le tue suggestioni su questo tema?

«È un tema a me molto caro perché anche l’ultimo evento a cui ho partecipato è stato il Sinodo dei giovani. Ha anche toccato le corde del mio cuore la partecipazione dei giovani alla settimana sociale e il fatto che sia stato riservato loro una quota del totale dei partecipanti dei delegati, questo però mi ha fatto anche riflettere su un altro aspetto: purtroppo si è ancora nel limite delle quote.

Il tema dell’inclusione come ricchezza

«Quindi, quante volte il giovane è considerato per la competenza che ha e non semplicemente per l’età anagrafica? E questo lo dico in un’ottica di inclusione. Lo stesso discorso può essere fatto per la donna. Quante volte è considerata per le sue competenze e per il contributo effettivo che può dare. È vero che già far partecipare i giovani sia un passo avanti, ma noi speriamo che riescano in futuro a partecipare al di là delle quote, per dare il loro contributo in maniera competente, magari anche nel comitato scientifico in preparazione di queste settimane sociali.

«Dall’altra parte i giovani sono fiore di speranza e di solidarietà, ma semplicemente perché hanno più anni di vita davanti e non per questo deve mancare quell’inter-generazionalità fondamentale che mette insieme diverse teste e diversi pensieri, proprio per permettere quella rigenerazione territoriale che non riguarda semplicemente l’ambiente ma riguarda proprio il cuore dell’uomo».

Davvero tanti i semi che sono stati gettati durante le giornate di Taranto, che speriamo possano possano fiorire. Anche le nostre testate testate che sono state anche citate e ringraziate durante queste giornate di Taranto, in particolare i media della CEI.

Quanto può essere importante l’informazione diocesana o anche parrocchiale?

«Molto importante, perché è necessario divulgare e far conoscere, è anzi il primo impegno che dobbiamo prenderci quando partecipiamo a questi momenti della nostra Chiesa, cioè comunicarlo il più possibile, non solo per comunicare buone prassi ma per muovere dialogo e un confronto sul territorio e fare luce su questi temi, anche partendo dal linguaggio.

«A questo proposito riporto un breve estratto di un’imprenditrice cattolica che diceva che “noi parliamo di capitale umano come fosse gente da investire, ma l’uomo non è una risorsa da investire”. Allora mi viene in mente quando spesso, nel linguaggio, dobbiamo pulire alcuni termini che diamo per scontati, ma che invece nascondono una modalità di pensiero e, quindi, quanto sia importante la stampa per insegnare un linguaggio volto all’attenzione alla persona».

di Stefania Mistichelli