Halina Kiz è in Italia, ad Ascoli, da 24 anni. Cittadina italiana, tutta la sua famiglia d”origine è in Ucraina, a Ternopil, cittadina a 160 chilometri da Leopoli, tristemente balzata alle cronache in queste ore per essere diventata un campo profughi a cielo aperto, come racconta L’Internazionale, e per vivere tutto il giorno sotto l’incubo delle sirene antiaereo, che scandiscono orma la vita di chi è rimasto là, a difendere il paese.

Halina com’è la situazione in Ucraina, cosa ti raccontano i tuoi?

Non so da dove cominciare perché là non c’è più una vita normale: negozi vuoti, confusione in mezzo alla gente, uno che scappa, uno che piange, uno che aspetta il figlio che sta combattendo a Kiev, proprio nell’epicentro della guerra. Ogni giorno, come dice mio figlio, mandano otto grandi pullman pieni di soldati volontari che vanno a combattere proprio nell’epicentro nella guerra. Passano tanti militari che vanno verso Kiev sotto casa nostra, proprio lì c’è la strada per Kiev, passano militari, carri armati, volano gli aerei, la notte c’è la sirena, ti devi nascondere. La gente è confusa e disperata, i supermercati sono vuoti… la situazione è molto brutta.

Posso chiederti chi hai là?

Ho un figlio e due nipotini. E poi i fratelli con le famiglie, i nipoti da parte di mia sorella, gli amici, i cugini da parte di mia mamma e di mio padre, siamo tanti parenti, una famiglia grande. Sono nata là, puoi immaginare.

Loro si aspettavano un’evoluzione di questo tipo?

Già da 8 anni c’è la guerra a Donetsk, da sempre c’è stato questo sospetto di guerra, questo pensiero che Putin non avrebbe mollato l’Ucraina, da quando si è staccata dall’Unione Sovietica c’è questo pensiero. La gente lo sapeva. Eppure quel grido del popolo non è stato ascoltato. Sono 8 anni che parliamo di Putin, diciamo che non è una persona… non gli importa dei russi o degli ucraini, lui non difende nessuno, è una specie di terrorista che va avanti così.

Adesso cosa si aspettano?

La gente è molto coraggiosa, anche i civili, le donne: il popolo si butta sotto le ruote dei carri armati perché non vogliono lasciare l’Ucraina, nessuno pensa di lasciare il proprio paese, si va a fino in fondo. Abbiamo sofferto tanto, tanto. Anche quando parlano di filorussi… ma quasi tutti l’Ucraina parla il russo, anche qui ad Ascoli siamo tante donne che conosco che parlano il russo, andiamo d’accordo. Siamo due popoli fratelli, siamo nati dalla stessa madre e ci siamo sempre voluti bene. È la politica che ci ha diviso, noi siamo un popolo pacifico, di lavoratori… noi chiedevamo lavoro e pace, non abbiamo mai avuto niente contro la Russia. Hanno parlato di nazismo, ma dove? Non so come sia possibile che qualcuno ancora difenda Putin.

Che tu sappia, di cosa hanno bisogno le persone?

Che io sappia hanno bisogno di medicine. E poi so che soldati avrebbero bisogno di caschi e giubbotti antiproiettili, perché ogni giubbotto è una vita salvata, anche tra i civili. Tutti pregano per avere questi strumenti per proteggersi. Per esempio mio figlio: lui vive qua in Italia, ma si è trovato là quando è scoppiata la guerra, con i bambini.

È rimasto bloccato?

No, non vuole andare via. I bambini martedì torneranno qui, perché hanno 12 e 8 anni. Ma lui rimane là perché è giusto che qualcuno difenda la terra, non se la sento di tornare.

La veglia di preghiera

Con l’intento di rimanere vicini alla popolazione ucraina anche con la preghiera, segnaliamo questa iniziativa:

Questa sera si terrà una notte di adorazione a Spinetoli, nel Santuario dell’Icona Madonna delle Grazie, una notte di solidarietà e vicinanza alle tante famiglie che di notte nei bunker scongiurano attacchi missilistici. Si inizierà alle 21 e si andrà avanti fino a domani mattina.

di Stefania Mistichelli