Il 19 Ottobre 2022, nella sede del Ministero della Giustizia, è stato firmato il Protocollo d’intesa per lo svolgimento di attività lavorative extramurarie da parte dei detenuti degli istituti penitenziari. Le persone detenute in dieci province delle regioni Abruzzo, Lazio, Molise, Marche e Umbria avranno l’occasione di lavorare nei cantieri di oltre 5.000 opere di ricostruzione pubblica e in quelli di 2.500 chiese danneggiate dal terremoto 2016.

Il protocollo. Un’opportunità per i detenuti

Lo stabilisce il Protocollo d’intesa siglato tra il Commissario Straordinario alla Ricostruzione, Giovanni Legnini; la Min. della Giustizia, Marta Cartabia, il Presidente della C.E.I., Cardinale Matteo Maria Zuppi, il Presidente del Consiglio nazionale dell’A.n.c.i., Enzo Bianco, e il Vicepresidente A.n.c.e. con delega per la ricostruzione del Centro Italia Piero Petrucco. Era presente anche il capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Carlo Renoldi.

L’obiettivo del Protocollo è quello di aumentare le opportunità di lavoro a chi sta scontando una pena detentiva in 35 istituti del Centro Italia. Il numero dei detenuti coinvolti dipenderà dal programma dei lavori e dai cantieri individuati. Le modalità di inserimento lavorativo verranno definite in base ai profili dei singoli detenuti e alle esigenze delle aziende.

Al Commissario Straordinario spetterà la funzione di raccordo delle attività. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria individuerà gli idonei e favorirà il loro inserimento in cantieri vicini alle strutture detentive. La Cei promuoverà, presso le imprese impegnate nella ricostruzione degli edifici di culto, l’utilizzo di manodopera da parte dei detenuti valutati idonei.  Con il Protocollo viene definito anche un Comitato paritetico di gestione, con il compito di promuovere e monitorare le attività previste dal documento.

Le voci delle istituzioni

Ministra Marta Cartabia.

“Ricostruire gli edifici, per ricostruire anche le proprie vite e sentirsi parte della comunità. Ha un fortissimo significato il protocollo che permetterà ad alcune persone di uscire dal carcere, per lavorare nei cantieri dei paesi feriti dai terremoti. Attraverso il lavoro, il tempo della detenzione si orienta verso all’obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale. Il lavoro in carcere è stata una delle mie priorità in questo anno e mezzo al Ministero. Sono felice di questa firma perché progetti come questo permettono di guardare al carcere anche come una risorsa per l’intera collettività.”

Giovanni Legnini.

“L’accordo concluso oggi è densò di significati. Consentire ai detenuti di lavorare nei cantieri pubblici e di ricostruzione delle Chiese nell’enorme cratere del centro Italia rappresenta una bella opportunità. Un’oppurtunità per inverare il principio della funzione rieducativa della pena e per le Imprese di formare ed utilizzare personale motivato. Sono oltre 5.000 opere pubbliche e di 2.500 Chiese finanziate e da finanziare. Ringrazio il Ministro Cartabia per la grande e nota sensibilità sul tema. Il Capo del DAP e i Presidenti della CEI, dell’Ance e dell’ANCI per la loro adesione al protocollo. Adesso si tratterà di attuarlo con la stessa dedizione e sensibilità dimostrati nella definizione dell’accordo”.

Cardinale Zuppi.

“Il Protocollo rappresenta un passo importante sulla strada della responsabilità comune. Se vogliamo che il carcere non sia solo punitivo, ma soprattutto redentivo dobbiamo smettere di pensarlo come una realtà isolata. Dare ai detenuti la possibilità di lavorare è un modo per farli sentire parte della comunità. Per dare loro una prospettiva di futuro e un’alternativa valida per non tornare a delinquere una volta scontata la pena. Il fatto che siano impegnati in cantieri per la ricostruzione, pubblica e religiosa, è poi un segno di speranza e un incoraggiamento a costruire insieme il nostro domani”.