“Barbie” è un film che porta con sé una valanga di emozioni, sia positive che negative. La pellicola si apre con una presa di coscienza che scuote la nostra Barbie: le viene improvvisamente da riflettere sulla morte. Da lì in poi il suo mondo cambia. Questa potrebbe essere una metafora della prima modalità in cui i bambini perdono la loro spensieratezza: la scoperta della morte. Il film tuttavia va oltre: fino alla conoscenza del mondo reale.

È particolare il ribaltamento della situazione. Nell’universo delle Barbie, Ken è un accessorio che aspetta solo, tutta la giornata, di essere notato dalla protagonista.

La coppia di plastica è costretta a vedere la nostra realtà a dir poco sconcertante, scarna e brutale.Entrambi cercheranno a modo loro di restare a galla, ma non sarà un’impresa molto semplice: Barbie ha una bambina da cercare; Ken troverà se stesso? 

È fantastica la modalità con cui tematiche serie, vengono intervallate a momenti di divertimento, così da avere il tempo di essere metabolizzate. L’unico neo, è che si calca un po’ troppo la mano nel rendere caricature umane i membri della Mattel, laddove gli altri personaggi umani sono realistici. Sembrano un rimando un po’ assurdo e maldestro ai film anni ’90, in cui si fondevano cartoni animati e attori in carne e ossa, che per adeguarsi diventavano strambi.

Il film, tramite una buffa inversione dei ruoli, fa una critica feroce alla società. Una società che permette alla donna di sentirsi viva in ogni cosa che fa solo se viene applaudita da un pubblico maschile. Come se la vita dell’uomo avesse senso a prescindere, mentre quella della donna si srotolasse nell’ansia continua di dover per forza servire a qualcosa. Anche laddove si raggiunga il proprio senso, andrebbe comunque confermato dall’esterno.

Si preme molto l’acceleratore sull’ evidenziare che, l’ emancipazione femminile, sia lontana anni luce dall’essere concreta: come se anche quella andasse approvata. 

La pellicola ha una grande riuscita e i protagonisti. Margot Robbie e Ryan Gosling, sono perfetti nelle loro parti. Sono costantemente in bilico tra la leggerezza dell’essere personaggi di plastica con cui i bimbi giocano, e la grande serietà delle tematiche a cui danno voce.

Molti hanno definito “Barbie” un bel film, ma noi siamo rimasti ancora più sorpresi in positivo. Ci aspettavamo qualche guizzo di profondità, ma non un’ introspezione così grande. 

Di Federica Forlini e Leonardo Carboni