Si è tenuto lo scorso venerdì 21 ottobre, nella sala Morgante del Polo della Comunicazione della Diocesi di Ascoli Piceno, il corso per giornalisti “Il clima in redazione”, il primo passo della più ampia iniziativa voluta dal vescovo Gianpiero “Costituzione: articolo 9. Una sola terra”.

«Questo corso è il primo evento di una serie – spiega il vescovo – che saranno organizzate sul nostro territorio per aiutare tutti ad addentrarsi nel tema della coscienza ambientale, trascurato per troppo tempo. Anche all’interno della Chiesa, il tema del coltivare è stato spesso accentuato rispetto a quello del custodire. Bisogna, invece, tornare al racconto delle origini, al giorno 1, quando Dio crea la Luce, una luce che sa di eternità, che non proviene ancora dalla luna e dal sole che saranno creati il quarto giorno, ma che coincide con il verbo. Questa è la missione di oggi».

I relatori

Il corso, coordinato dal presidente nazionale Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) Vincenzo Varagona, ha incontrato l’apprezzamento dei giornalisti intervenuti, che hanno potuto ascoltare Mauro Buonocore, giornalista, direttore ufficio stampa e comunicazione della fondazione Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, il climatologo e meteorologo (e docente all’Università di Camerino e di Ferrara) Massimiliano Fazzini e la giornalista e docente di teorie e tecniche dell’informazione giornalistica presso l’università salesiana di Roma Paola Springhetti.

Il clima in redazione: la sfida giornalistica dei cambiamenti climatici e della transizione sostenibile

Mauro Buonocore ha incentrato il suo intervento sulle strategie comunicative per parlare di tematiche ambientali ad un pubblico sempre più interessato al problema dei cambiamenti climatici, ma che sempre meno si informa attraverso prodotti giornalistici.

«Il CMCC studia l’interazione tra il cambiamento climatico e i sistemi socio-economici. La prima cosa da sottolineare è che non stiamo parlando solo di questione ambientale, ma di modello di sviluppo, di benessere e di sicurezza delle persone sul nostro pianeta. I destinatari del nostro lavoro per la prima volta si mostrano interessati al cambiamento climatico, ma preferiscono guardare documentari o trovare altre fonti di informazione, piuttosto che leggere giornali o ascoltare e guardare servizi radiotelevisivi. Uno dei principali motivi di questo comportamento è la drammaticità con la quale vengono raccontate le notizie legate a questo tema, che allontana le persone. Un nuovo approccio potrebbe essere il solution journalism: raccontare i problemi anche attraverso le soluzioni e le opportunità».

Altro tema importante quello delle fake news in campo scientifico. «È importante tenere presente che nel giornalismo scientifico c’è poco spazione per il parere personale, cioè non possiamo dare pari dignità e pari spazio a posizioni che non hanno lo stesso consenso da parte della comunità scientifica. Il “negazionista” va certamente ascoltato, ma dopo aver verificato che la sua posizione sia scientificamente solida».

Il clima che cambia: quali azioni intraprendere

A seguire Massimiliano Fazzini ha sviscerato la parte più scientifica, tesa a comprendere quanto, al punto in cui siamo oggi, bisognerebbe parlare di adattamento al cambiamento climatico più che di mitigazione.

«Visto che mitigare il cambiamento climatico si presenta come una battaglia difficile da vincere a breve – ha spiegato il professor Fazzini – sarebbe molto più opportuno concentrarci su come adattarci a questa crisi climatica, utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione. Tra questi, vanno citati i piani di adattamento locali ai cambiamenti climatici. L’Italia è molto carente in questo, mentre invece il comune di Ascoli è uno dei comuni virtuosi, avendo completato tre anni fa il suo piano. A livello di comunicazione, concordo con Mauro Buonocore sul fatto che la drammatizzazione allonti le persone; molto meglio sarebbe passare dall’incertezza al rischio, usare il quando invece del se, evidenziare gli positivi dell’incertezza e consultare sempre le fonti scientifiche».

Agenda 2030 vista dai giovani. I cambiamenti climatici alla luce della Laudato sii di Papa Francesco

Paola Springhetti, in chiusura, ha illustrato il tema dell’ecologia integrale presente nell’enciclica “Laudato Sì”, spiegando come questa si declinasse su diverse dimensioni: «l’ecologia sociale, economica ed ambientale, l’ecologia culturale, l’ecologia nella vita quotidiana, il principio del bene comune e la giustizia tra le generazioni. Il ruolo dell’informazione in questo senso è cruciale, perché l’interesse su questi temi è molto cresciuto tra i cittadini. Appare evidente, dai dati raccolti, che i temi trattati dalla comunicazione “main stream” siano quelli legati all’ambiente, al clima, alle energie rinnovabili, mentre quelli meno trattati siano gli effetti “sociali”, più affrontati dalle testate cattoliche».

In chiusura, sono state molte le domande e gli interventi dei presenti, in uno scambio che è stato il primo atto del più composito progetto che la Diocesi di Ascoli sta per attuare sul territorio, che sarà fatto di incontri, convegni, spettacoli per tutta la cittadinanza, rivolti non solo a sensibilizzare su questi temi, ma soprattutto a promuovere ed attivare una cambiamento virtuoso.

di Stefania Mistichelli