Allarme Disturbi Alimentari

 Il 2 Giugno si celebra la Giornata Mondiale dei Disturbi del Comportamento Alimentare.

Perché tornare a parlarne? Basti sapere che nell’ultimo anno, complice l’emergenza sanitaria, i disturbi dell’alimentazione sono cresciuti del 30% anche tra i giovanissimi. C’è insomma un vero e propio allarme dei disturbi alimentari.

Non si tratta di appetito

L’acronimo DCA sta per Disturbi del Comportamento Alimentare. Effettivamente il comportamento alimentare è quello che agli occhi degli altri rende manifesto il problema. Si mangia, poi si vomita, digiuna e si smaltisce. E tutto dentro la categoria del troppo.

Se ci si fermasse qui, la cura potrebbe consistere nel modulare l’alimentazione, rieducare a una sana e corretta alimentazione. Naturalmente è necessario. Ma non sufficiente.

I disturbi del comportamento alimentare sono l’espressione di un disagio profondo, di cui la condotta in relazione al cibo rappresenta la punta dell’iceberg.

Questo disagio profondo tocca questioni diverse dall’appetito.

Fame d’amore

Il DSM parla di dismorfofobia, cioè una preoccupazione eccessiva per un difetto nell’aspetto fisico inesistente o comunque solitamente considerato trascurabile. Soprattutto nel caso dell’anoressia si sente spesso parlare di questa dispercezione dell’immagine corporea. L’anoressica ha un corpo scheletrico, ma allo specchio non lo vede in quanto tale. Spesso lo vede enorme, gigantesco, grasso e questo la spinge a rincorrere il suo ideale di perfezione che risulterà sempre irraggiungibile.

Lo specchio non rimanda semplicemente i connotati fisici, anzi a quell’immagine è legata la questione dell’io in relazione all’io ideale.

Jacques Lacan, psicoanalista francese, parla proprio di stadio dello specchio. È una fase che il bambino attraversa tra i 6 e i 18 mesi in cui lo sguardo dell’altro fa da specchio alla sua immagine. È l’altro, ad esempio la madre, col suo sguardo e le parole che lo accompagnano a far sì che il bambino riconosca nell’immagine allo specchio sé stesso. La presenza dell’altro darà un senso, una forma all’insieme di sensazioni del corpo al di qua dello specchio.

È proprio a quell’altro che il sintomo come il digiuno o l’abbuffata rivolge un appello, una domanda.

Quella fame ipercontrollata o tappata con l’abbuffata non è fame dell’oggetto cibo, ma fame d’amore.

Spesso esordisce durante l’adolescenza

Spesso questo disturbo esordisce durante l’adolescenza, come tentativo problematico di separazione dall’Altro genitoriale. Mangiare niente o divorare tutto mette in scacco l’adulto, lo rende impotente.

Se l’appello che il disturbo alimentare rappresenta viene interpretato esclusivamente nell’ottica di un problema di appetito, il sintomo non potrà che acuirsi, in quanto continuerà a mancare lo spazio di sperimentazione della separazione che l’adolescente mette in atto e contemporaneamente non si risponderà alla domanda d’amore sottintesa.

Non si può rimanere sordi di fronte a una domanda d’amore disperata, che congela il desiderio come il disturbo alimentare. È necessario quanto più sensibilizzare l’ascolto di questa delicata tematica, sdoganare la richiesta d’aiuto per consentire un accesso alle cure più rapido possibile. Un intervento precoce è l’antifona di una migliore prognosi.

di Roberta Calogiuri, Pronto Soccorso Psicologico