“A riveder le stelle” di Aldo Cazzullo

Recensione

Qual’è il miglior modo di celebrare un anniversario? Certamente rendere onore all’autore, alla sua opera, al messaggio in esso contenuto: è questo quello che fa Aldo Cazzullo in “A riveder le stelle”.

Una rilettura dell’Inferno “a modo suo”

Mentre infuria il Covid-19, il giornalista del Corriere della Sera ha riletto l’Inferno a modo suo e, a 700 anni dalla morte dell’autore, ha pubblicato per la Mondadori: “A riveder le stelle”, titolo che è al tempo stesso la citazione di una citazione, dedicato al Divin Poeta e alla sua Commedia, quello che Jorge Luis Borges definiva «il più bel libro scritto dagli uomini».

Il giornalista in “A riveder le stelle” rilegge il capolavoro del poeta fiorentino, che definisce ‘padre della patria’, perché “L’Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico. È nata dalla cultura e dalla bellezza,dai libri e dagli affreschi. È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui: Petrarca, che da piccolo ebbe la fortuna di incontrarlo; Boccaccio, che per primo definì la Commedia «Divina» e la lesse in pubblico.”

Date “il poeta che inventò l’Italia”

Dante “Il poeta che inventò l’Italia” – così lo definisce nel sottotitolo non ci ha dato soltanto una lingua; ci ha dato soprattutto un’idea di noi stessi e del nostro Paese: il «bel Paese» Una terra destinata a un ruolo universale: perché raccoglie l’eredità dell’Impero romano e del mondo classico; ed è la culla della cristianità e dell’umanesimo. Dante non ci ha dato soltanto una lingua,ma ci ha dato soprattutto un’idea degli italiani,e dell’importanza dell’Italia nel mondo. Un viaggio collettivo.

Già nel celeberrimo incipit “Nel mezzo del cammin di nostra vita” Cazzullo trova la chiave di lettura nella parola “nostra”, perché Dante non sta parlando a sé stesso ma sta parlando a noi. Il suo viaggio all’Inferno è collettivo e ci riguarda tutti. Ci riguarda ancora, 700 anni dopo.

Purificare l’anima

Prima di salire verso il cielo, verso Dio, bisogna però purificare l’anima. E allora si deve sprofondare nella voragine, nel regno dei morti, si deve provare tutto il dolore degli umani sulla propria pelle, piangere tutte le lacrime del mondo, sentire la fiamma del peccato e della punizione inflitta ai dannati.

Solo dopo aver visto tutto il peggio di questo mondo, si può reimparare cos’è il bene e cos’è il male, usando la ragione, perché solo la ragione può riportare Dante sulla via della rinascita. Ciò vale per tutti. Ciò è accaduto tante volte agli italiani in una storia che non è fatta di vittorie militari e di passeggiate trionfali ma di tribolazioni, miseria, sacrifici, epidemie, cui ogni volta però è seguita la rinascita. E questo sembra anche essere uno dei messaggi in codice contenuti nel libro: non esiste un inferno tanto profondo dal quale non si possa uscire e non esiste crisi tanto dura che non possa essere superata. Anche per questo è bello appassionarsi a Dante in momenti così difficili come quelli che stiamo vivendo.

Un viaggio nel “Bel paese”

Cazzullo poi, segue Dante nel secondo viaggio, un viaggio parallelo, molto più tangibile ma altrettanto appassionante di quello interiore. Esso si svolge in superficie attraverso l’Italia, che lui ha battezzato col nome di “Bel Paese” dove il “sì” suona. Sono descritti, in una logica inevitabilmente medievale: il lago di Garda, Scilla e Cariddi, l’Istria e la Dalmazia, l’arsenale di Venezia, le acque di Mantova, la fortunata terra di Puglia, la bellezza nonché gli scandali di Genova, Roma, Firenze e di altre città toscane.

Dante ama l’Italia, ma è severissimo con gli italiani, non risparmia invettive a nessuno di coloro che l’hanno ridotta al rango di “bordello”, governata com’è da ignoranza, corruzione, malcostume e diffuse tirannidi.

Un viaggio all’inferno, nello spazio, ma anche nel tempo, perché Cazzullo rilegge le pagine del sommo poeta rivelandoci quanto siano attuali e quanto nella storia l’animo umano sia tormentato e consolato da sentimenti immortali. Un viaggio attraverso i pensieri di un uomo in grado riassumere concetti immensi in piccole gemme. Lo scrittore ha usato sapientemente Dante Alighieri come un ago pungente la cui cruna mantiene saldo il filo conduttore della poetica e della morale della grande Italia che Dante Alighieri stesso sognava, che rimane l’unica guida per districarsi in un labirinto sorvegliato da tanti Minotauro pronti a farci cadere in tentazione e smarrire la retta via.

Non è un’esegesi

L’autore non fa l’esegesi dell’opera di Dante Alighieri, ne estrapola dei brani chiave e con chiarezza, semplicità e padronanza ne svela le origini, i retroscena storici. Svela al lettore la stupefacente attualità del pensiero dantesco e lo spinge in un vero e proprio viaggio, nell’Italia geografica e storica, dal medioevo a oggi.

Ricordare Dante con Aldo Cazzullo è allora ripercorrere i suoi viaggi: nello spazio: “on the road”; nel tempo, all’interno del suo messaggio; cercando di decriptarne il suo segreto, verificando l’attualità della sua analisi anche ora “ che la diritta via è smarrita” per… “ riveder le stelle”.

di Anna Maria Laurano

"A riveder le stelle" di Aldo Cazzullo

Il libro

Titolo: “A riveder le stelle”

Editore: Mondadori

Collana: Strade blu

Anno edizione: 2020

L’autore

Aldo Cazzullo entra a La Stampa come praticante nel1988. Nel 1998 si trasferisce a Roma. Nel 2003, dopo quindici anni a La Stampa, passa al Corriere dellaSera dove è inviato speciale ed editorialista. Ha raccontato i principali avvenimenti italiani e internazionali degli ultimi 25 anni. Ha dedicato oltre venti libri alla storia e all’identità italiana, sia in chiave critica,sia in difesa della storia e delle potenzialità del nostro Paese Ha vinto il premio Estensenel 2006 per “I grandi vecchi”e, tra gli altri, i premi Fregene, Hemingway, Cinqueterre, il Premio Nazionale Anpi “Benedetto Fabrizi”, il premio letterario “La Tore Isola d’Elba” per il romanzo “La mia anima è ovunque tu sia”(70 000 copie, pubblicato in Germania da Beck), il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante.