“Una favola tratta da una tragedia vera”, questa è la frase che incarta l’inizio di Spencer. Bianca su fondo nero, come una caramella al veleno. Velenosa è la vicenda e ancora di più lo è la narrazione, che non si risparmia in potenza espressiva.

Immagini e dialoghi suggestivi, dipingono un film di una bellezza inaudita. Creano una vera e propria opera d’arte. È così che il dolore talvolta sa diventare un sublime capolavoro.

È così che il dolore è stato distillato goccia per goccia e servito allo spettatore, nella maniera più pura. 

L’ interpretazione da brivido di Kristen Stewart nel ruolo di Diana Spencer , s’ incide dritta nell’ anima.

L’ attrice riporta alla vita un fantasma incompreso, tormentato, nelle sue vesti chiare, come un presagio. Danza con il passato, correndo nelle fauci di un futuro spietato. Ci presenta una Diana che scioglierebbe un cuore di pietra: ribelle, insofferente, sfrontata, eppure sempre così dolce, sensibile, a cuore aperto, bisognosa di carezze e comprensione. Una Diana così terribilmente onesta nel mostrare le sue ansie, le paure, le crisi, i disturbi alimentari. Così onesta da creare scompiglio, da spaventare la composta etichetta di corte.

Vediamo una creatura fragile, una fata selvatica che parla con gli spettri, nelle case scricchiolanti. Un’ interpretazione che crea sgomento, sgretola interiormente lo spettatore e lo costringe a porsi molte domande.

Kristen Stewart ci fa un regalo enorme: ci dona ancora una volta la magia di una donna con la “D” maiuscola, irripetibile.

Una donna che, nonostante le cadute, sa essere sovversiva, libera, vera.

Diana ha lasciato il segno nel cuore di molti e nella storia; Kristen Stewart ha ricalcato la sua personalità nell’ intimo, illudendoci ancora una volta, di vederla viva.

111  minuti di pura emozione.

Di Federica Forlini e Leonardo Carboni