Il 2024 si apre nel migliore dei modi con il ritorno dopo 10 anni di Hayao Miyazaki. Si chiama Il ragazzo e l’Airone l’ultima fatica del regista giapponese, un film che hai visto una lavorazione lunghissima per la sua realizzazione: ben sette anni di fatiche.

Un film d’animazione che racchiude simboli, messaggi, la biografia di un regista che negli ultimi 50 anni ha rivoluzionato l’animazione evolvendola a prodotto artistico non solo limitato a un pubblico più giovane ma per tutte le fasce d’età. L’arte del disegno permette di creare immagini suggestive che caricano il fotogramma di elementi allegorici e fantastici capaci di creare multipli significati all’interno di una stessa sequenza. Proprio per questa ragione sono diversi i piani di lettura che si possono individuare ne Il ragazzo e l’airone, in queste poche righe ci soffermeremo in particolare sulle tematiche dell’elaborazione del lutto e dell’eredità dell’artista.

Il ragazzo e l’airone verso l’accettazione delle difficoltà della vita

Siamo a Tokyo nel 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale l’ospedale cittadino va in fiamme provocando la morte di decine di civili. Tra le vittime c’è Hisako, madre del giovane Mahito, protagonista della storia. Il padre del giovane nel tentativo di proteggere la sua famiglia dalla guerra decide di trasferirsi in campagna dove si risposa con la sorella di Hisako, Natsuko. Nel momento in cui Mihato incontra un airone magico, la storia, che fino a qui sembrava essere un dramma familiare, si trasforma in un film fantasy dalle multiple simbologie.

Quello che vediamo, senza svelarvi altro della trama del film, è il viaggio del protagonista verso l’accettazione del lutto della madre. Un percorso tortuoso che diviene per lui un viaggio di formazione alla scoperta del ciclo della vita e della natura. Una natura cinica ma terribilmente bella resa splendida dalle animazioni del regista che ricostruisce le sensazioni e le percezioni reali del contatto tra uomo e ambiente. Mahito non solo per crescere deve superare il trauma interiore che lo riguarda ma deve iniziare a comprendere la realtà circostante e l’agire degli altri uomini. Fonte per lui di turbamento è l’azione del padre che decide di risposarsi e quindi accettare il nuovo matrimonio del genitore con Natsuko.

Si innesta quindi un doppio percorso, quello dell’elaborazione del lutto e quello dell’accettazione di una nuovo madre. I percorsi tortuosi che Mahito affronta sono le strade che anche Natsuko percorre per farsi accettare come nuova madre del ragazzo. Un doppio viaggio in cui i due difficilmente riescono a capirsi nelle intenzioni. Loro, come noi spettatori, rimangono catturati dalle immagini, sono spiazzati perché non capiscono cosa le ha generate. Un viaggio alla ricerca dell’altro che diviene, in maniera più completa, un’avventura per capire l’altro.

La torre dell’artista

E poi c’è la Torre, porta magica verso il regno fantastico alla base del film. Oggetto misterioso che simboleggia il varco tra la vita privata e la società esterna. Esso propone nella storia un’altra accezione simbolica. Si tratta della torre simbolica dell’arte dove l’artista guarda il mondo dall’alto verso il basso e lo plasma a suo piacimento. Ne Il ragazzo e l’Airone, Miyazaki si interroga sul proseguimento dell’arte nel futuro ponendo il focus su come questa possa essere un tramite come maggiore comprensione della vita.

Al di là dei numerosi giochi di parole che ho usato per introdurvi il film, un compito difficile ma dovuto se non si vuole rovinare la storia e allo stesso tempo introdurre lo spettatore alla complessità del film, posso dirvi che siamo di fronte a un pellicola imperdibile per chi ama l’animazione ma non solo. Anche chi non è avvezzo a questo genere di film può rimanere affascinato dal modo in cui un “cartone” riesce a trattare tematiche esistenziali meglio di un film tradizionale. Tutto ciò grazie al disegno e alla fantasia dell’artista che sulla sua tavolozza può disegnare tutto: anche quello che è inenarrabile.

Voto film: 8/10

di Quinto De Angelis