In occasione della ripresa delle attività pastorali, il nostro vescovo, Domenico Pompili ci sensibilizza sul comportamento da seguire per ritornare allo stato iniziale delle cose. Nel momento in cui l’aggregazione e lo stare insieme era una delle colonne portanti della comunità dei fedeli.

Viviamo un tempo di provvisorietà: non possiamo nasconderci che la lotta alla pandemia è ancora in atto. Il coronavirus continua anzi pericolosamente a mutare. Questa situazione ci chiama in causa come cittadini, ma anche come credenti. Le nostre parrocchie sono, infatti, chiamate a riprendere il cammino comunitario con slancio generoso, ma anche con doverosa prudenza e necessaria attenzione. Per questo desidero offrire alcune indicazioni pratiche affinché le nostre comunità conducano in sicurezza l’attività pastorale.

La ripresa delle attività pastorali di quest’anno è un augurio, una speranza, affinché tutto si appiani. Affinché si ritorni a parlare della parola di Dio senza nessuna limitazione.

Dobbiamo ciascuno fare la propria parte per sensibilizzare e far comprendere il valore delle cure e degli strumenti resi disponibili dalla ricerca per il contenimento del contagio. Il vaccino – stando alle conoscenze oggi a disposizione – è necessario.

Occorre, peraltro, ricordare che il vaccino non rende totalmente immuni e non elimina la possibilità di contrarre o di trasmettere il virus. È quindi doveroso continuare ad indossare la mascherina, mantenere le distanze e curare l’igiene delle mani. Va posta la massima attenzione alla costante sanificazione degli ambienti.

Lo sviluppo di una comunità più forte

Un forte incoraggiamento va anche agli educatori dei gruppi di catechesi che devono assumersi il compito di guidare la comunità dei credenti allo sviluppo di nuovi rapporti personali facendo in modo che vengano rispettate le norme di contenimento alla pandemia.

Gli incontri di catechesi sia per i minori che per gli adulti, siano generalmente programmati in piccoli gruppi, si tengano a scadenza meno frequente e siano di più breve durata. Si dia maggior tempo e più energie alla formazione degli educatori. Si privilegino i rapporti personali e le dinamiche interpersonali, nella consapevolezza del valore altamente formativo di ogni buona relazione.

Bisogna sfruttare la distanza per apprezzare di più l’altro. Per sentire il desiderio di rivederlo e di scoprire la sua anima per arricchirci a vicenda. Negli ostacoli bisogna ottenere forze nuove e nelle difficoltà spunti propositivi.

Nelle comunità più numerose, la ripresa dell’anno catechistico avvenga a tappe, in giorni diversi e con orari diversificati, puntando all’essenziale con gioia e leggerezza. Sarà più impegnativo per ciascuno, questo sì, ma la ricerca di relazioni quotidiane con l’altra/o sorprendentemente ci farà più noti gli uni agli altri.

La creatività pastorale sappia trovare modalità, tempi e luoghi alternativi per vivere le dinamiche comunitarie improntate ad una autentica relazione: le parrocchie, più che luoghi di trasmissione di dottrina, siano luoghi di relazioni formative.

“Esorto tutti – ha infine scritto Mons. Pompili – a vivere questo tempo con serenità e fiducia confidando nella grazia di Colui che sempre ascolta il grido del suo popolo e fa nuove tutte le cose”.